Sono stati i ’90 gli anni dell’ultima grande rivoluzione musicale, debordata nell’arte, nella società e nell’estetica. In un decennio che ha visto a Seattle la nascita del Grunge, primo rock antieroico e perdente, la vera protagonista è stata quella scena elettronica che ha completamente modificato figure e approccio all’universo sonoro. Aveva ragione chi la riteneva l’ultima avanguardia.
Torna in libreria Energy Flash (Arcana), bibbia della cultura rave già edita nel 2000 con l’orrendo titolo Generazione Ballo/Sballo, con tanto di aggiornamento. Simon Reynolds, l’autore, uno dei critici rock più influenti, confessa un iniziale approccio sbagliato alla materia nell’accostarsi ad autori e album, mentre nell’elettronica i protagonisti sono altri: i produttori che «impastano» il suono nella direzione prescelta, le etichette che costituiscono il punto di riferimento estetico e soprattutto il pubblico, travolto dall’estasi sonora, l’unico in grado di chiudere il cerchio e diventare parte attiva della performance.
Rispetto alle tribù giovanili, segnate dallo spirito di appartenenza, la rave culture fa saltare le convenzioni del look e del linguaggio, interrompe le barriere di classe, razza, tendenza sessuale, a vantaggio di un caos promiscuo dove sono dissipate le rivalità territoriali ed estetiche. Soprattutto, cambiano i luoghi della musica. Ai mega raduni impersonali o ai piccoli club esclusivi si sostituisce dapprima il capannone quindi il party all’aperto, spesso illegale. E non è un caso si modifichino contemporaneamente i luoghi dell’arte, basta con le gallerie o le sale bianche del museo, al loro posto siti di archeologia industriale, fabbriche abbandonate che ospitano la nascita della Frieze Generation, quella di Damien Hirst per intenderci.
Da Detroit a Chicago, da New York a Londra, da Ibiza a Goa, la mappa dell’elettronica rompe con la geografia tradizionale e registra il susseguirsi planetario di tendenze che peraltro gli aficionados conoscono bene in ogni sfumatura. Se «Mad»chester è ancora la capitale del crossover tra rock ed elettronica - band di riferimento sono Stone Roses, Happy Mondays e Primal Scream - la scena londinese ha nell’etichetta Warp lo snodo fondamentale assimilabile all’EPI di Andy Warhol con i Velvet Underground.
Il rito dance trasforma il festival rock in un divertimento allucinato, alterato e ipertrofico, ma l’elettronica non è tutta qui. C’è una branchia piuttosto considerevole, autonominatasi Intelligent Techno, dove i ritmi trance si fondono con il minimalismo ambient, a ribadire la necessità di tracciare linee di demarcazione tra ascolto d’élite e consumo di massa. Ecco allora spuntare la figura chiave, il John Cage dell’elettronica, ovvero Aphex Twin, uno dei pochi destinato a «rimanere» nella storia in quanto autore, il solo a coniugare le sue sonorità con un aspetto visuale indimenticabile, complici i video di Chris Cunningham.
Energy Flash, che prende il titolo da quello che Reynolds definisce il più grande brano techno di tutti i tempi, entra ed esce da una visione autoriale a quella più impersonale, ma vitalistica, di tendenze e mood che si accavallano con una velocità sorprendente.
Cosa resterà di questo sommovimento epocale, che gli anni Zero hanno annacquato? In attesa che qualcuno tiri fuori dal cappello altre invenzioni - ci sono andati vicino i Fuck Buttons con il loro secondo album - impossibile non provare un po’ di nostalgia per la «scuola di Bristol» che ha coniugato l’elettronica paranoica e martellante alla forma-canzone: i primi lavori di Massive Attack e di Tricky, il Bowie nero, restano il tappeto sonico di un’epoca straordinaria. Insieme a Timeless di Goldie, intriso di un lirismo visionario e immaginifico che contaminava non solo i club ma anche i muri di Londra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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