L’ultima frontiera Adesso si «dopano» le magliette

Fibre ionizzate che migliorano le prestazioni

Londra. Il professor Mike Caine, capo del dipartimento di tecnologia e innovazione dello sport a Loughborough, ha comparato le prestazioni degli atleti muniti di maglia «IonX» con quelle di atleti equipaggiati con divise tradizionali e ha notato una differenza. «Sembra esserci un piccolo ma significativo miglioramento durante l’intensa attività fisica», ha spiegato il professor Caine, che ha rilevato un incremento del 2,7%. Per verificare che questo aumento corrisponda a un effettivo miglioramento sul campo, per esempio la possibilità di calciare il pallone con più forza, sono necessarie ulteriori ricerche. Le maglie sono state testate nel rugby da Sud Africa, Australia e Scozia prima della Coppa del Mondo e altre nazioni hanno chiesto chiarimenti sulla legalità del materiale «IonX». La federazione internazionale rugby si è rivolta all’agenzia mondiale antidoping che, per ora, non ha nulla da obiettare. «Questa tecnologia non contiene sostanze proibite, non può essere considerata come un metodo da vietare». In attesa di saperne di più, il Portsmouth si è assicurato l’esclusiva delle maglie «ionizzate» che, almeno nel prossimo futuro, non potranno essere utilizzate dagli altri club della Premier League.

In realtà gli ioni erano già stati utilizzati in passato, sia durante la Seconda guerra mondiale per aumentare il livello di vigilanza dei piloti dei cacciabombardieri, sia nelle tute usate nelle operazioni di bonifica dopo il disastro nucleare di Cernobyl. Più recentemente è stato Ian Thorpe con il suo costume «pelle di squalo» a sperimentare la ionizzazione.

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