Politica

L’ultima ipotesi dei periti: un tragico errore del pilota

Palermo, titolare dell’inchiesta, indaga il comandante: «È un atto dovuto»

nostro inviato a Palermo
Linee telefoniche calde tra le procure di Palermo e Bari. A conclusione di una lunga giornata di interrogatori e accertamenti nasce anche il giallo attorno alla possibile iscrizione nel registro degli indagati del comandante dell'equipaggio, Chafik Garbi. Nessuna conferma o smentita da parte degli inquirenti: «Sarebbe un semplice atto dovuto» spiegano dalla Procura di Palermo, che da ieri è titolare delle indagini. Compiuti gli atti necessari e le autopsie, alla fine i due procuratori hanno concordato che tocca a Palermo la titolarità dell'indagine. Quasi una sorta di «premio all'efficienza» riferisce con un pizzico di ironia lo stesso procuratore palermitano: le norme stabiliscono infatti che in casi simili l'inchiesta è di competenza di chi ha stilato per prima il fascicolo di apertura. Cosa che hanno fatto gli uffici del procuratore Grasso alle prime ore di domenica mattina. Definita così la competenza, il procuratore Grasso ha voluto sottolineare l'importanza della collaborazione tra gli inquirenti delle due città, soprattutto per gli accertamenti sul rabbocco di carburante fatto all'aeroporto di Bari.
Anche se l'ipotesi che i motori si siano bloccati a causa di un carburante non pulito non appare quella più probabile. Lo stesso procuratore di Bari, Emilio Marzano, ha fatto notare come dall'autocisterna dell'aeroporto siano stati fatti rifornimenti ad altri aerei senza nessuna conseguenza. Da parte dell'Ansv, l'Agenzia per la sicurezza del volo, si comincia a parlare di un «possibile errore umano», e i due esperti dell'Agenzia, subito giunti a Palermo hanno interrogato Chafik Garbi e il copilota.
Nel pomeriggio di ieri il procuratore Grasso con il pm Marzia Sabelli hanno continuato ad interrogare i passeggeri, tutti ricoverati negli ospedali palermitani e il copilota Ali Kebaier. Non escludono di tornare a interrogare il comandante appena le sue condizioni di salute miglioreranno. Chefik Garbi è ancora sotto shock e i medici raccontano che ha ripetuto in inglese al primario dell'ospedale che si complimentava per la manovra di ammaraggio con cui ha salvato 23 passeggeri: «Avrei voluto salvarli tutti, non sono stato bravo, ci sono stati troppi morti». L'inchiesta sino a oggi prosegue per disastro colposo a carico di ignoti, ma non sembra esclusa la necessità di iscrivere nel registro degli indagati sia pilota e copilota che gli addetti al rifornimento. Mentre nei confronti del capocabina Moez Bouguerra, unico dell'equipaggio deceduto, è stata effettuata una perizia tossicologica. «Per sgombrare il campo da eventuali sospetti che potrebbero esserci sull'equipaggio» spiegano gli inquirenti.
Esclusa l'ipotesi di atti di sabotaggio e quella di cedimenti strutturali le indagini cercheranno di mettere a fuoco i motivi per cui i due motori si sono bloccati a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro. «L'inchiesta va avanti verso alcune ipotesi: verifica di eventuali residui nell'autobotte di Bari, eventuali corresponsabilità del pilota, verifica dei serbatoi e dei motori dell'aereo che sono rimasti intatti» spiega il procuratore Grasso nel corso di un incontro con la stampa in Procura. Sottolinea anche come non sarà certo semplice rintracciare la scatola nera: «È in fondo al mare a più di 1.600 metri e la nostra Procura non ha certo i soldi per recuperarla.

Stiamo comunque utilizzando tutti gli strumenti tecnici necessari per individuare esattamente in quale punto del mare si può trovare», aggiunge.

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