Cronache

L’ultima partita del dottor Mori

Mio papà Manlio se ne è andato. Ieri gli abbiamo dato l’ultimo saluto con i funerali. Perché scrivo questa lettera? Perché mio padre, come del resto tutta la mia famiglia, era molto attaccato al Giornale e a tutti voi della redazione di Genova.
Caro Lussana, mi avrebbe fatto molto piacere farglielo conoscere, ma mio padre ormai aveva seri problemi a camminare e anche accompagnarlo in auto sarebbe stato impossibile. Eppure glielo avrei voluto far conoscere. Mio papà è stato il più vecchio iscritto alla federazione dei medici sportivi. Ora che ha chiuso gli occhi aveva 92 anni, ma nella sua lunga vita ha seguito la Sestrese, come medico della squadra, fino a 78 anni. È stato medico sportivo per oltre cinquant’anni.
Quando parlavamo di lei, mi diceva sempre, poiché fino alla fine è stato lucidissimo, che le avrebbe voluto raccontare tante cose degli anni d’oro della sua amata Sestrese. E dopo la Sestrese, nel suo cuore di sportivo, c’è sempre stato spazio solo per la Sampdoria. Anche per leggere di Samp, pensi che tutte le sere mi chiamava per dirmi: «Cesare, mi raccomando, domani non dimenticarti il Giornale».
Comunque, come vuole la vita, anche per lui è arrivato il traguardo di un’esistenza spesa tra la famiglia e la cura dei tanti suoi pazienti. Era un medico come quelli di una volta: andava a visitare i suoi pazienti al mattino a casa, oppure li andava a trovare in ospedale. Al pomeriggio, poi, si chiudeva in studio dalle 14 alle 20 e molte sere, dopo cena, quando lo chiamavano, partiva per un’altra, l’ultima della giornata, visita a domicilio. Quando, e le parlo di cinquant’anni fa, presi la patente, per la voglia di guidare gli dicevo: «Papà, ti accompagno io». E così andavamo, insieme.
Se pubblicherà questa piccola storia sarò molto grato al Giornale, perché so che lui ne sarebbe stato molto onorato. La cosa farebbe anche tanto picere a tutta la nostra famiglia, rendendo addirittura felice mia mamma Enrica, che si sta avviando in piena forma verso i 93 anni. Anche lei, come papà, legge sempre il suo Giornale e solo poche ore fa mi ha ricordato, proprio come suo marito Manlio che non c’è più, di acquistarne una copia domani.
Comunque sia, vi ringrazio per il tempo e lo spazio che mi potrete dedicare.

Un caro abbraccio a tutta la famiglia del Giornale, anche da parte di papà Manlio.

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