da Milano
Il paragone con Buckingham Palace sbalordisce. La Corona inglese costa quattro volte meno del nostro Quirinale. Un’istituzione-elefante che si mangia 235 milioni di euro l’anno. Bella forza: ha oltre duemila dipendenti tra corazzieri (297), carabinieri (254), poliziotti (213), finanzieri (77), vigili urbani (21), guardie forestali (16) da aggiungere a un vero e proprio esercito di consiglieri, segretari e consulenti sparpagliato nei mastodontici uffici del Colle.
Si prenda l’Ufficio stampa, il pool che parla con i giornalisti, che dirama le note ufficiali del capo del Stato, che spulcia i lanci d’agenzia, che lima le esternazioni del presidente. Sono in 44 sotto la guida di Pasquale Cascella, già capo ufficio stampa di Palazzo Chigi. E a dar manforte al generale Rolando Mosca Moschini, consigliere per gli affari militari e del consiglio supremo di Difesa, vuoi non mettere altre 48 persone tra ufficiali, sottufficiali, addetti alla comunicazione e difesa? Giorgio Napolitano, inoltre, necessita di un ufficio per la conservazione del patrimonio artistico; di un ufficio delle strutture sanitarie (con relativa batteria di medici civili e militari); di un consulente per l’archivio storico; di un consulente per i problemi della coesione sociale; e di uno per l’ammodernamento delle strutture. E poi i servizi: c’è quello per il cerimoniale (26 uomini), per il personale, per i rapporti con i cittadini (qui sono in 23 a sbrigare chissà quali pratiche), per il patrimonio, per il giardino (115 tra giardinieri et similia, ma si devono occupare anche di Castelporziano e villa Rosebery a Napoli), per i sistemi informatici, per la sicurezza sul lavoro. Diciassette dipendenti si occupano esclusivamente della corrispondenza. E poi ci sono gli addetti alla biancheria, agli arazzi (ben sei restauratrici), alla cancelleria, i custodi, gli elettricisti, i falegnami, i guardaportoni, i fabbri, gli idraulici, due ben due orologiai e i tappezzieri (6). Avrà diritto all’auto blu, il presidente? Certo che sì, ci mancherebbe. E annesse alle vetture non ci possono non essere gli addetti all’autorimessa. Che sono 58.
E poi 18 addetti alla tavola (quelli per intenderci che nei pranzi ufficiali ma non solo si preoccupano che tutto sia perfetto: dall’allineamento dei bicchieri agli addobbi floreali che non devono mai avere troppo profumo per non urtare le narici degli ospiti illustri) e 14 cuochi sparsi nelle cinque cucine del Quirinale. Vige il massimo riserbo sul palato di Napolitano ma pare che sia ghiotto di pesce, che adori verdura e frutta, che divori pane. Chiaramente nulla di acquistato. Tutto fatto lì.
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