Politica

L’ultimo rilancio impossibile della videochiamata

«Videochiamami!» cinguettava Valeriona al suo Vittorio salendo furtiva su un taxi, ma lei era vestita in abito da sera con tutto il bagaglio al suo posto e ben in evidenza. Il famoso spot televisivo però non ha mai raccontato cosa succedesse nelle segrete stanze di casa Cecchi Gori quando la stessa, svestita di quell’abito e di photoshop, doveva chiamare il suo amato. E qui casca il punto (e soprattutto la linea).
Perché diciamolo: la tecnologia avanza, ma la videochiamata - ovvero il futuro della telefonata - per ora è rimasta nei libri di fantascienza, con qualche sporadica eccezione. Un recente studio sulle conversazioni dell’era moderna ha infatti sancito il fatto che nove utenti su dieci non ne fanno uso, mentre solo il 7% dei possessori di un videofonino si cimentano nell’impresa tra l’una e le cinque volte al mese. Per il resto si va come con il telefono a disco.
Eppure i produttori ciclicamente ci provano, l’ultima è stata Apple che nel nuovo iPhone4 ha inserito la funzione «Face Time», ovvero la possibilità di parlare vedendosi quando si è collegati a internet via wifi. Provata personalmente, l’idea si è rivelata ben studiata, la visione meravigliosa anche grazie allo schermo definito «retina display» per dire che va dove l’occhio umano di solito non riesce ad arrivare. Ma questo è il punto: vista la dovizia di particolari, davvero vogliamo videochiamarci?
Lasciando stare insomma Valeriona e Vittorio, proviamo ad entrare in casa nostra (ma funziona pure in ufficio). Ci sono ovviamente eccezioni (ad esempio quel collega che inviato spesso in giro per il mondo controllava i figli in cucina attraverso una webcam), però immaginiamoci con il telefono in mano mentre parliamo con qualcuno. C’è chi cammina su e giù, chi sbriga altre faccende, chi sfoglia giornali o documenti, ma anche chi esplora parti personali poco godibili o chi - pensiamo una tradizionale moglie italiana - non ha fatto in tempo ad andare dal parrucchiere e quindi non ha nessuna voglia di farsi vedere in disordine. E soprattutto c’è chi dice una cosa con la voce mentre con la faccia ne pensa un altra (magari il di lei marito...) e quindi ecco: videochiamarsi diventa sconveniente.
Vedersi il telefono rappresenta insomma l’abbattimento di una barriera psicologica, il superamento della privacy del proprio io che in molti, quasi tutti, non vogliono affrontare, a meno che non ne siano costretti, generalmente per motivi di lavoro. Videotelefonarsi vuol dire scoprirsi e diventare nudi provoca imbarazzo, con un telefono in mano e non solo.
Questo non vuol dire che in futuro la videochiamata non avrà successo, però bisogna ancora scoprire come, considerando anche che gli operatori di telefonia la considerano spesso ancora un lusso da far pagare a caro prezzo. Nel frattempo la fantascienza ne parla ancora oggi come una cosa del futuro e forse Isaac Asimov, che nei suoi libri ne ha azzeccate tante con almeno cinquant’anni di vantaggio, non aveva pensato bene alla psicologia dell’uomo del Duemila, quello dell’Età dell’Apparenza. Vanità, in pratica, e per questo lo scrittore americano David Foster Wallace, nel suo Infinite Jest, è stato molto più tranchant raccontando così - alla fine del Novecento - un futuro molto prossimo: «Durante una telefonata tradizionale, per esempio, mentre si stava eseguendo, diciamo, un attento esame tattile del mento in cerca di brufoli non si era in alcun modo oppressi dal pensiero che l’altra persona al telefono potesse magari a sua volta dedicare una buona percentuale della sua attenzione all’esame tattile del suo mento. Questa illusione bilaterale di attenzione unilaterale era gratificante in modo quasi infantile, su un piano emozionale... La videotelefonia rese questa fantasia insostenibile».

Sarà per questo allora che tra Valeriona e Vittorio poi è tutto finito.

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