da Roma
Intervento di peacekeeping in Libano, come promette Romano Prodi? La sinistra radicale è molto scettica, non cè dubbio, basterebbe sentire cosa dice il sottosegretario (e co-leader dei Verdi) Paolo Cento: «Parliamoci chiaro: la copertura della Nato non basta, quella dellOnu da sola non va bene. Ci devono essere chiare garanzie, e un ruolo di Paesi non belligeranti, altrimenti per noi andare in Libano è una trappola. Rischiamo di trovarci incastrati dentro a un conflitto». Per non dire del capogruppo di Rifondazione al Senato, Giovanni Russo Spena, che considera un problema serio la convenzione militare con Israele: «Dobbiamo sapere se contro il Libano e Gaza sono state utilizzate armi chimiche o altre armi proibite e se così fosse Rifondazione comunista si impegna a un immediato intervento sul governo». Spiega il capogruppo: «Le fotografie, scattate alle vittime libanesi, che abbiamo avuto modo di vedere - continua Russo Spena - ci lasciano choccati: bambini carbonizzati, persone dilaniate. Chiederemo alle Nazioni Unite di verificare se Israele ha fatto uso di armi proibite contro il Libano e Gaza». E aggiunge: «Ho presentato uninterrogazione nei giorni scorsi per sapere se le armi usate da Israele transitano per l'Italia attraverso la base americana di Camp Darby, tra Pisa e Livorno. È giusto - afferma Russo Spena - che il Paese sappia se armi da guerra illegittime trovano qui copertura. Anche per questo motivo crediamo che la convenzione tra Italia e Israele, prevista dalla legge 94 del 2005, sullo sviluppo e la fornitura di tecnologia bellica coperta dal segreto militare, debba essere abrogata perché anticostituzionale». E a chiarire quanto sia delicato il ruolo dellitalia in questa fase, ci sono le parole del presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, che in serata arriva ad auspicare «la creazione di un governo di unità nazionale nella Striscia di Gaza dopo la cessazione degli attacchi israeliani». Al termine di un incontro alla Farnesina con il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, Abu Mazen spiega: «Il nuovo esecutivo è contemplato nel documento di consenso nazionale palestinese firmato da tutte le forze politiche.
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