L’Umbria scatena la rabbia dei suoi terremotati

La Regione si è indignata col Pdl dell’Aquila che ha messo a confronto le cartoline del sisma del 2009 e di quello del 1997. Ma chi abita ancora nelle baracche e tra le macerie insorge: «È oltraggioso negare che qui le famiglie vivono nei container»

RomaLe cartoline mostrano il contrasto tra due catastrofi naturali gestite in modo diverso. Terremoto dell’Umbria e delle Marche, 1997, foto di container, scritta «governo Prodi». Terremoto dell’Abruzzo, 2009, foto delle nuove case antisismiche, scritta «governo Berlusconi». La campagna elettorale è immagine, paragoni, suggestione. Il Pdl dell’Aquila ha fatto il suo lavoro, scaltramente: guardate la differenza, dicono quelle cartoline. Di qua i container da 13 anni, di là case vere, in meno di sei mesi. Le cartoline della verità. Ma all’Aquila qualcuno le ha viste e le ha segnalate alla regione Umbria: attenti, si parla di voi, dei container dello scandalo. Nel giro di poche ore, da Perugia partiva la querela all’indirizzo del Popolo della libertà dell’Aquila: «È inqualificabile quello che hanno fatto - la dichiarazione del portavoce della governatrice umbra Maria Rita Lorenzetti (Pd), Franco Arcuti -. Non pensavamo che il Pdl dell’Aquila, nella speranza di racimolare qualche voto in più, potesse scendere a una così bassa vergogna, che i cittadini abruzzesi, e quelli umbri e marchigiani. Sappiano che da anni i cittadini umbri e marchigiani sono rientrati nelle loro case».
Demagogia, mostra al pubblico di foto vecchie e quindi menzognere: questa l’accusa mossa al Pdl dalla giunta Lorenzetti, accompagnata dalla notizia di un’azione legale intrapresa e da una dichiarazione di «solidarietà» alla presidentessa della provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane, in corsa per il centrosinistra nelle elezioni di oggi.
Ma questo vigoroso contrattacco giudiziario ha scatenato il can che dorme, come dice il proverbio. Ossia i terremotati umbri che vivono ancora tra quattro pareti di plastica.
Valentina Armillei, presidentessa del comitato pro Giove, si è seduta alla scrivania e ha scritto una lettera colma d’indignazione: a Giove, in Valtopina, provincia di Perugia, ci sono ancora famiglie che abitano nei container a tredici anni dal terremoto. Ci sono calcinacci e mattoni per la strada, accatastati alla rinfusa. Altro che le macerie dell’Aquila, su cui ha marciato la protesta delle «carriole».
Questa della Valtopina è una piccola frazione di 58 abitanti che non raggiunge nemmeno le dimensioni di un isolato del capoluogo abruzzese e in tutto questo tempo, dall’autunno del 1997, non è mai stata ripulita di polvere e detriti. In mezzo all’erba sono accumulate le tegole che sarebbero dovute servire per riparare i tetti. Le foto di container e macerie sono state scattate il 25 marzo, tre giorni fa.
Nella sua lettera, la presidentessa del comitato pro Giove scrive che non è intenzione dei terremotati umbri «scendere sul terreno della diatriba politica pre-elettorale», ma «dobbiamo stigmatizzare con grande vigore l’offensivo negazionismo con cui la regione Umbria continua a autocelebrarsi, asserendo che la ricostruzione post-sisma del 1997 sia un modello da imitare. Palazzo Cesaroni non ha certamente la licenza di poter dare del bugiardo e nessuno».
Insomma, per querelare il Pdl, la giunta umbra ha creato grande dolore ai suoi terremotati ancora senza casa: «È moralmente e umanamente oltraggioso - continua la lettera - negare che in Umbria, intere famiglie vivano ancora nei container». Le foto comparse sulle cartoline abruzzesi «potrebbero essere non attuali, ma le case di latta e la gente umbra che ci vive dentro sono vere, e verificabili da chiunque abbia a cuore la verità». Il comitato pro Giove invita chi legge anche a visitare «Nocera Umbra che, dopo 13 anni è ancora una città fantasma dove le macerie fanno ormai parte del paesaggio».


Mercoledì scorso il coordinatore del Pdl aquilano, Massimo Verrecchia, ha invitato «la presidente Lorenzetti e la sua giunta a recarsi, in compagnia della Pezzopane», in Valtopina: «O la regione Umbria ignora i problemi della sua popolazione - ha attaccato - o mente sapendo di mentire. E sinceramente non sappiamo cosa sia peggio».
A Giove dodici famiglie vivono ancora nei container. Tra loro una donna di 87 anni, senza casa da quando ne aveva 74.

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