«L’unica patrimoniale dei tecnici è sulla casa»

Roma«È una manovra fortemente depressiva per il settore dell’edilizia. L’unica patrimoniale è quella sulla casa. E senza equità». Pollice verso dei costruttori sulle misure del governo e il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, fa un quadro estremamente grave della situazione.
Siete delusi dai provvedimenti «salva Italia»?
«Le imprese edili sono allo stremo, dopo 4 anni di crisi. Moltissime dovranno chiudere, perché le prospettive per il 2012 sono allarmanti. C’è chi per i debiti arriva al suicidio, com’è successo lunedì nel padovano. Ci aspettavamo una manovra che finalmente affrontasse i problemi del settore, ma purtroppo non è così. Anzi, si picchia duro sulla casa e questi interventi provocheranno un’ulteriore contrazione del settore. Ormai possiamo parlare di de-industrializzazione».
È soprattutto la tassa sulla casa che vi preoccupa?
«Sulla reintroduzione dell’Ici siamo d’accordo, ma con l’aumento delle rendite catastali non è stata fatta in modo equo. Non c’è differenza tra centro città e periferia, dove gli immobili sono più penalizzati per la scelta di un moltiplicatore unico. E non si affronta il problema sociale della casa. Di fronte alla fame di abitazioni soprattutto per giovani coppie rimangono meccanismi complicati, introdotti quando al governo c’erano Visco e Bersani, per cui molti costruttori soprattutto nel Nord Est preferiscono non affittare perché rischiano di essere penalizzati. Senza queste norme sarebbero immessi sul mercato appartamenti magari a prezzi agevolati e si potrebbe pensare anche ad una locazione con riscatto finale, come in Francia».
Che cosa salvate nella manovra?
«Apprezziamo l’intervento sull’Irap, quello sul fondo di garanzia, l’Ace (aiuto economico alla crescita), lo sblocco di una serie di delibere Cipe su alcune grandi opere, i provvedimenti per l’assunzione di giovani e donne e l’orientamento a coinvolgere le piccole e medie imprese. Ma non è la stagione dei grandi piani che aspettavamo e rimangono i problemi che stritolano le imprese».
Quali sono?
«La riduzione degli investimenti con un meno 40 per cento nel pubblico in 4 anni, la stretta creditizia e i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione: la media è di 8 mesi e si arriva a 24. In Spagna, per far fronte alla crisi, si è scesi a 8 giorni. Faremo un ricorso a Bruxelles e sosterremo le azioni legali delle imprese. Il ministro Passera ha proposto di pagare le imprese con i Bot. Andrebbe bene se in titoli di Stato potessimo pagare anche le tasse».
Le vostre richieste più urgenti?
«Aspettiamo per i primi del 2012 una “fase due” che punti sulla crescita e sulla riduzione della spesa, su liberalizzazioni, semplificazioni, dismissioni pubbliche. Chiediamo l’allentamento del Patto di stabilità, perché i Comuni paghino i debiti e avviino nuovi lavori.

Proponiamo un Piano città con detrazioni fiscali, per prevenzione sul territorio, riqualificazione e manutenzione dei fabbricati, risparmio energetico. Se non avremo gli aiuti, siamo pronti ad andare avanti anche da soli».

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