Politica

L’UNIONE IMPOSSIBILE

L’UNIONE IMPOSSIBILE

È arrivato il momento di spiegare perché non si formerà mai alcuna «Unione» a sinistra e perché un accordo elettorale comunque camuffato sarebbe una disgrazia per l’Italia. Non si tratta di destra e di sinistra, ma di valori: quelli che Fausto Bertinotti con disprezzo aristocratico chiama «l’onda». L’onda esiste e, se prestate attenzione, ci attraversa come il vento. L’onda è spinta dall’energia dei valori morali che urgono per emergere nell'umanità di quello che Platone chiamava la pozzanghera delle ranocchie. Platone si riferiva al bacino mediterraneo che oggi si è allargato all’Atlantico e in parte anche al Pacifico: una pozzanghera euroamericana in cui crescono valori destinati a tutti, così come esistono deserti e steppe in cui crescono soltanto ortiche settarie e terroristiche. Nell’Unione che Romano Prodi sperava di aver varato con un colpo di bacchetta sia magica che autoritaria non ci sono soltanto le banali e normali differenze che esistono in tutte le coalizioni politiche del mondo. No, in quella specie di campo di lavoro politico forzato (ora esploso) sono accampati due mondi geneticamente nemici. Uno è quello dello stagno in cui gracidano le rane della pozzanghera di Platone e l’altro è quello degli animali che si nutrono di rane. L’evoluzione della crescita non comandata da alcuna chiesa ma semmai sollecitata da personalità eccentriche come gli ultimi due papi non italiani (sarà un caso?) è stata bloccata per quasi un secolo dal disastro comunista che ha agito come la peste nera ai tempi dei lanzichenecchi. Quella peste ha bloccato in Europa non soltanto la libertà di pensiero e dunque la libertà, ma ha paralizzato il delicato meccanismo che spinge i valori nella storia. Quella peste è finita ma non ne sono terminati gli effetti, le cupe nostalgie e le ventate d’odio. Ma è finita. E i valori sono ripartiti da soli perché non hanno bisogno di uffici stampa, talk show, ballerine e pubblicità. Ricordiamo che la prima apparizione concreta dei valori in politica fu ai tempi del referendum voluto da Craxi contro la scala mobile in cui gli italiani non soltanto si precipitarono a votare, ma votarono per l’abolizione di una perversione e anche le proprie tasche. Cioè votarono per un valore etico. Non ripercorreremo la storia recente. Ma quelli che in politica si definiscono riformisti conoscono la forza trascinante dei valori. E paradossalmente non è neanche necessario che «credano» nei valori, purché sappiano servirli, non foss'altro che per vincere le elezioni: paradosso simmetrico a quello del Papa quando avverte che più che credere in Dio, è importante comportarsi secondo la sua legge. Ecco perché milioni di atei e di scettici sono persone etiche persino più rigide dei credenti. Stiamo dunque esplorando la terra del puro rispetto per i valori forti e fragili del nostro mondo occidentale di ebrei cristiani e laici. E se dovessimo elencarne i maggiori indicheremmo proprio i più laici: quello della verità e soltanto poi quello della libertà. Sproloquiare di libertà senza aver compiuto il servizio civile della verità, è un inganno. La difesa della vita e della dignità è il successivo valore che attecchisce se e quando verità e libertà sono già garantite e la politica delle alleanze suivra, verrà da sé. Ma saranno i valori a determinare la politica piuttosto che il rovescio. Ed è in questa frattura incolmabile che consiste l’impossibilità di una coalizione fra chi ha capito l’importanza dei valori in politica e chi seguita a vendere, politicamente parlando, la droga davanti alle scuole.
p.

guzzanti@mclink.it

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