L’uomo col vizio di fare il pavone invecchia prima

Ce lo racconta un rapporto dell'Ecology Letters, rivista di scienza. Parla di una creatura che popola il Nord Africa, la cui specialità è sfoggiare, con gli esemplari dell'altro sesso, tutto il suo sex appeal: a partire da una figura fisica sinuosa, spumeggiante e intessuta di colori.
Si chiama «otarda ubara», la specie più vanitosa del Nord Africa. Una specie più vanitosa del pavone, che indugia nell’ostentazione del proprio piumaggio ogniqualvolta si trova al cospetto di una «pulzella». Sì perché la pratica peccaminosa è prerogativa della categoria maschile.
Ma una controindicazione che sembra impartita dal cielo, da una misteriosa entità metafisica, da un piccola forma di provvidenza ornitologica che veglia sulle sorti delle povere «femmine ubara», stabilisce che gli esemplari più vanitosi (quelli che più a lungo si cimentano in questa pratica di corteggiamento), sono proprio i primi a invecchiare. I primi anzitutto a perdere la fertilità; poi, i primi a «lasciarci le penne» nel vero senso dell’espressione.
«È solo un uccello esotico» obietterà a gran voce l'emisfero maschile della specie umana. Invece mai sottovalutare i volatili. E mai dimenticare che gli amici pennuti ci assomigliano più di quello che pensiamo, soprattutto nelle vicende sessuali. Una prova? Il «diamante mandarino» (altra specie d’uccello il cui nome sembra tutto un programma) è stato protagonista recente di una scoperta sulla trasmissione-eredità di un gene prima sconosciuto: il gene del tradimento sessuale. 1554 esemplari di questa specie sono stati studiati per un esperimento, poi pubblicato dalla rivista Pnas. Separate dai genitori - per escludere che qualunque comportamento dei figli dipendesse da un'emulazione di mamma e papà - le uova di questi uccelli hanno generato tanti piccoli fedifraghi quanti erano i loro genitori (madre o padre) promiscui.
Il tradimento è scritto nel Dna, dunque, anche negli uomini? A volte sì. Il diamante mandarino è l'uccello con comportamenti più simili all’uomo, dicono gli scienziati. Il che, certo, non è ancora ragione sufficiente a farci pensare che anche nei maschi umani l’invecchiamento sia influenzato dal narcisismo. Eppure, la vanità e l’età che avanza sono sempre state acerrime nemiche, soprattutto dalle nostre parti. E sempre più nel sesso maschile. Non occorre setacciare palestre e centri estetici, per stabilire quanti uomini consacrati al proprio corpo ci siano nel mondo. Tutto è già scritto nell’autorevole mito greco. Come dimenticare la storia del bel Narciso? Il ganzo seduttore della ninfa più bella del mondo (la dolce Eco) usurata nel corpo e nell'anima dalla passione per lui; ma lui, preda così ghiotta e così fatale del proprio fascino, da restare ucciso dalle acque specchianti di un fiume, prigioniero del proprio riflesso giovane e appetitoso.
Bel paradosso sarebbe, insomma, scoprire che il nostro universo maschile ha le stesse caratteristiche degli «otarda ubara»: quanto più impegno si profonde nella caccia agli sguardi, e alle prede da cogliere in rete, tanto più presto si diventerà anziani.
Farebbe rabbrividire, un simile affresco, il profilo tracciato dalla psicoterapeuta Umberta Telfener nel suo «Ho sposato un narciso» (Castelvecchi, 2006). Qui si svelano tutti i segreti e le strategie di una tipologia maschile più dilagante dell’«uomo ubara».

L’uomo narciso - quello con tanto di sindrome diagnosticata, e quindi di pedigree - che catalizza le attenzioni di dozzine e dozzine di donne attraverso qualità da antologia: la bellezza, l’arguzia, la sensibilità, la posizione sociale invadibile. E una fragilità delle più distruttive che una compagna possa immaginare. E, ancora, un’attitudine atavica alle pratiche ereditarie del «diamante mandarino».

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