da Milano
I vecchi uomini di televisione salutano il conduttore che rivoluzionò il loro mondo; i colleghi più giovani sottolineano il lungo ostracismo che la grande tv aveva decretato nei suoi confronti; la politica omaggia unanime l’anchorman più impolitico mai apparso sul piccolo schermo, il conduttore che invitò negli studi tv la ggente a dire la sua e fu anticipatore del leghismo e del dipietrismo, i fenomeni che contribuirono al crollo della cosiddetta Prima repubblica. E nel carosello di dichiarazioni sulla morte di Gianfranco Funari messo in rete dalle agenzie di stampa colpiscono le parole riconoscenti di Umberto Bossi, il ricordo cattivello di Pippo Baudo e quello non particolarmente cavalleresco di Maurizio Costanzo.
Il leader della Lega nord nonché ministro delle Riforme per il federalismo, sorpreso e dispiaciuto della scomparsa del conduttore romano, ha sottolineato che «era un uomo bravo, fatto a modo suo ma di grande simpatia» e che «ci diede spazio in televisione, siamo cresciuti anche grazie a lui». Per il tele-Pippo nazionale «dopo Funari la tv è cambiata soprattutto nel rapporto con la pubblicità, la sua televisione faceva a cazzotti con quella a cui eravamo abituati» ma «la sua rabbia era un po’ finta» perché serviva «per dare vita a un personaggio controcorrente che alla fine non attaccava nessuno veramente». Costanzo da parte sua ha riconosciuto a Funari di essere stato «un grande talento naturale capace di provocazioni, improvvisazioni e slogan fulminanti» e ha aggiunto: «Talvolta sembrava che tutto ciò fosse a sua insaputa per come continuava a farsi del male». Di tutt’altro tenore le parole di Giovanni Minoli, che lo volle a Raidue con A boccaperta. «Un grande uomo di tv, una persona generosa, un gradissimo creativo e un grandissimo professionista - dice l’attuale direttore di Rai Educational -: insieme a Tortora è uno degli uomini di tv più copiati». E anche quelle di Piero Chiambretti: «È una giornata molto triste per me e per tutti gli italiani che lo apprezzavano ma ha sempre avuto difficoltà a lavorare per la sua autonomia e onestà intellettuale».
Fabrizio Del Noce, direttore di Raiuno, tiene a ricordare anche i lati più intimi del conduttore. «Era una persona che dietro una facciata abbastanza ispida e difficile, aveva un’enorme sensibilità umana ed era un uomo di grandi sentimenti». Mentre Carlo Freccero, presidente di Raisat, sottolinea che «prima di lui il pubblico era solo scenografia, tappezzeria; lui ha inventato il talk-reality facendo diventare la famosa ggente protagonista». E Paolo Bonolis dice: «Ha sempre combattuto il “politicamente corretto”.
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