Ora via per qualche giorno di vacanza, in Dolomiti. Ma solo tra Natale e Capodanno. Perché dal 2 gennaio l’aumento di capitale da 7,5 miliardi di Unicredit entrerà nel vivo: «Già nelle prime settimane dell’anno vogliamo affrontare il tema del prezzo per poi fare in fretta», dice l’amministratore delegato Federico Ghizzoni che, in questa intervista al Giornale, spiega le prossime mosse della quarta banca europea. Anche perché, dopo la ricapitalizzazione, Unicredit avrà dei bei numeretti: un indice Core Tier One del 10,50% sulla base dei requisiti «Basilea 2», equivalente a più del 9% su base «Basilea 3», e a oltre il 10% nel 2015.
È riuscito a convincere i soci che ne valeva la pena?
«Guardi: dopo l’aumento di capitale saremo una delle banche più forti d’Europa».
Banca italiana però, con il Paese in recessione, nel mirino dei mercati e che si prepara ai sacrifici della manovra. Che ruolo potete svolgere?
«Questo è un Paese ricco, che non ha bisogno di aiuti. Noi all’Italia crediamo non con le parole, ma con i fatti. E siamo ottimisti. Anche se non è il caso di essere ingenui: ci vorrà l’impegno non solo della classe politica, ma anche di imprese e banche».
Pare che queste taglino i cordoni del credito alle imprese...
«Unicredit non ha mai fermato il credito. Il nuovo piano prevede, entro il 2015, credito aggiuntivo per 33 miliardi alle imprese e 39 alle famiglie. Il problema è lo spread: se si alza il costo della raccolta poi crescono anche i tassi sugli impieghi».
Iniziative per le imprese?
«Molte. Per esempio stiamo lavorando alla creazione di un settore di cento medie aziende con alto potenziale di crescita per le quali essere partner a tutto campo».
Torniamo all’aumento: visti i turbolenti mercati, quali sono i tempi previsti?
«Il consorzio di garanzia è impegnato fino ad aprile, ma intendiamo lanciare l’operazione il più presto possibile: al lordo dei dettagli amministrativi vorremmo essere sul mercato già a gennaio».
Arriveranno nuovi soci?
«Abbiamo fiducia che si confermerà la composizione della nostra attuale base azionaria. E siamo disponibili all’ingresso di altri soci in modo amichevole».
A che prezzo? Lo sconto, viene stimato tra il 40-45%: giusto?
«Per la definizione dello sconto ci atterremo agli standard di mercato, trovando il giusto equilibrio».
Prima di lanciare l’operazione Unicredit ha fatto 9,8 miliardi di svalutazioni. Altre banche, al contrario, hanno affrancato gli avviamenti con un beneficio fiscale: lo farete anche voi?
«Noi abbiamo scelto di chiedere nuovo capitale ai soci evitando loro future svalutazioni e sorprese sui dividendi in distribuzione dal 2013. Per quanto riguarda il regime delle imposte differite, al momento riteniamo di non procedere, non è in agenda».
Tra le svalutazioni, per esempio, avete abbattuto Kazakistan e Ucraina: venderete le vostre attività in questi Paesi?
«Il Centro-Est Europa è per noi un’area strategica, dove siamo di gran lunga la prima banca come total asset e intendiamo consolidare questa leadership anche dal lato reddituale. Detto questo, nell’area ci sono i Paesi strategici come Polonia, Russia, Repubblica Ceca e Turchia; e quelli in cui abbiamo una presenza importante come Bulgaria o Croazia. Per altri ci riserviamo di valutare differenti opzioni strategiche. In sintesi: non c’è una lista di entrate/uscite, ma certo nel 2015 potremmo avere una composizione diversa della presenza nel Centro-Est».
Una delle operazioni più mediatiche della sua gestione è la ristrutturazione della Roma Calcio. Avete il 40% della holding di controllo: che fate?
«Vogliamo ridurre al 20% la quota, con il pieno coinvolgimento dei soci americani. C’è qualche discorso aperto, ma non ho un arco temporale definito. Poi vedremo cosa fare con l’altro 20%».
L’operazione più importante di quest’ultimo anno è l’ingresso con il 6,9% in Fonsai. E già dovete fare un secondo aumento di capitale, giusto?
«Dalle informazioni avute ritengo necessario un rafforzamento patrimoniale della società e il sistema più logico mi pare l’aumento di capitale».
Cosa farete: parteciperete per la vostra quota o potreste anche incrementare?
«Aspettiamo la relazione di Goldman Sachs, advisor nominato dal cda di Fonsai per operare nell’interesse della società. Sulla base delle sue valutazioni vedremo che decisioni prendere. Ma il discorso è complessivo, riguarda anche l’assetto delle holding a monte di Fonsai. Vedremo: tutte le strade sono aperte».
Salvataggio possibile?
«Se si fanno le cose nell’interesse della società, cioè di tutti i suoi azionisti e dei
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