Cecilia Strada, 31 anni, presidente di Emergency e figlia di Gino, è il volto giovane dell'organizzazione non governativa milanese. Per la prima volta parla in esclusiva con Il Giornale.
Come giudica l'operato del governo italiano sul caso dei vostri tre operatori arrestati in Afghanistan?
«Al di là delle richieste non vedo grandi risposte da parte di Kabul. Sono certa che la nostra ambasciata stia facendo il massimo per uscire da questa imbarazzante situazione, ma consideriamo il fatto che in Afghanistan ci sono migliaia di nostri soldati che rischiano la vita ogni giorno. E talvolta ce la lasciano, purtroppo. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, dice che si tratta di un governo amico, ma bisogna capire se è amicizia a senso unico».
Solitamente vi opponete alla presenza del nostro contingente militare, ma in questo caso la fate pesare
«Se si tratta di aiutare i bambini è meglio mandare dei pediatri, anziché dei militari. Rimane il fatto che in Afghanistan ci sono tre cittadini italiani prelevati dai servizi di sicurezza senza sapere quali sono le accuse formali e senza potere godere dell'assistenza legale. È inaudito».
Siete pronti ad affrontare un processo?
«Abbiamo incaricato un avvocato per ognuna delle persone coinvolte. Il responsabile del team legale è Afzel Nooristani. Io sono la prima a volere che i miei colleghi ed i sei afghani fermati vengano messi a disposizione della procura, che significa ufficialità, un magistrato e assistenza legale. Noi non pretendiamo di sottrarci alla giustizia afghana. Nel momento in cui compariranno davanti ad un magistrato penso che non verranno rinviati a giudizio, ma saranno rilasciati con tante scuse».
Suo padre, ieri, su «Repubblica» manteneva la linea dura. Non sarebbe meglio abbassare un po' i toni?
«Ci accusano di terrorismo e non dobbiamo reagire? Poi ognuno ha il suo stile di eloquio ed è libero di esprimere ciò che pensa. Rispondo di quello che dico io e non di quello che dice Gino».
È vero che vuole incontrare il presidente del Consiglio?
«Stiamo cercando di parlare con il presidente Berlusconi da qualche giorno. Hanno detto che era in viaggio negli Usa, ma che ci avrebbe contattato appena fosse stato possibile. Per ora non abbiamo ancora ricevuto una sua telefonata. Ci farebbe molto piacere parlare con lui».
Lei esclude, mettendo la mano sul fuoco, qualsiasi collusione con i talebani da parte dei vostri operatori?
«Certamente. Secondo me chiunque, con un minimo di buon senso, si rende conto che sono accuse ridicole».
Stesso discorso per il personale afghano arrestato?
«Anche per loro vale la presunzione di innocenza».
Gli italiani di Emergency potrebbero non essersi accorti che qualcuno portava armi ed esplosivi nell'ospedale?
«Non siamo la base di Bagram (la più grande roccaforte Usa in Afghanistan, nda). Abbiamo dei sistemi di sicurezza, perquisizioni all'ingresso e divieto assoluto ad introdurre armi, ma non certo body scanner. Chiunque può avere introdotto quelle armi in ospedale».
Anche i talebani?
«Sui talebani voglio essere molto chiara. Per me sono dei criminali e terroristi. La prima vittima dei talebani è la popolazione afghana. Vittime sono pure i soldati afghani e quelli della coalizione internazionale. Noi non siamo amici dei talebani. Non siamo amici di nessuno che faccia la guerra».
Molti dei nostri lettori sono convinti del contrario e che fate politica accusando sempre la Nato
«Mi dispiace che ci sia questa impressione. Sull'ultimo numero del giornale di Emergency c'è un lungo articolo su un attentato talebano. Raccontiamo le nefandezze degli uni e degli altri. Da parte di criminali terroristi non mi aspetto che garantiscano i diritti umani. Invece lo pretendo da chi, in nome della democrazia e della pace, è presente in armi in Afghanistan».
Marco Garatti, uno dei tre arrestati, era in Afghanistan durante il sequestro del free lance Gabriele Torsello. Avete detto che per il rapimento di Daniele Mastrogiacomo, inviato di «Repubblica», si trovava in Sierra Leone, ma i servizi afghani hanno la memoria lunga. Pensate che possano saltare fuori accuse sul passato?
«Non ho idea di cosa ci potrebbero accusare, dato che non abbiamo fatto nulla di male».
Ramatullah Hanefi, l'ex responsabile del vostro ospedale a Lashkar Gah, ha mediato con i rapitori sia per Torsello che per Mastrogiacomo. Mette la mano sul fuoco che non sia una mela marcia?
«Hanefi è stato rilasciato (dopo 90 giorni di galera, nda), con tante scuse, dalla magistratura afghana. Devo presumere che sia completamente innocente».
Sappiamo tutti che è stato rilasciato per le pressioni del governo Prodi. Ma non ha risposto se mette la mano sul fuoco per Hanefi
«Se l'Afghanistan è uno Stato di diritto dobbiamo affidarci alla decisione della magistratura afghana che lo ha scagionato. L'opinione di Cecilia Strada conta come il due di picche».
Hanefi è ancora in contatto con Emergency?
«Ha lasciato l'Afghanistan e non lavora più per noi. Voleva venire in Europa».
Lo avete aiutato?
«No, non l'abbiamo aiutato.
Quando finirà questa brutta storia non sarebbe meglio fare del bene, ma sottovoce?
«A noi non piace stare zitti, perché la guerra ci fa orrore».
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