La sue battaglie sono come degli slogan a grande effetto. Navy Pillay, lAlto commissario per i Diritti Umani dellOnu non si è mai risparmiata critiche. Nel suo mirino lItalia è tra i bersagli preferiti. Ci sono piovuti attacchi durissimi sulle ronde, sugli immigrati, sugli sgomberi dei campi rom, sui centri di accoglienza, sullintero pacchetto sicurezza. Ancora ieri al Parlamento italiano ricordava: «Gli immigrati che arrivano via mare non sono rifiuti tossici e non devono essere trattati come tali». Giusto, giustissimo. Applausi da tutti. Ma poi non contenta Pillay si è detta anche seriamente «preoccupata per lo Stato di diritto del nostro Paese».
A questo punto però è doveroso fare un passo indietro. Un mese fa in Sudafrica, Paese dorigine di Navy Pillay, uno studente di sociologia a Cape Town è stato arrestato mentre correva al parco, incappucciato e imbavagliato e portato nella residenza presidenziale del presidente Zuma. Colpevole di aver salutato con il dito sbagliato - quello medio - il corteo presidenziale di Jacob Zuma. Davanti a quel gesto tanto spregiudicato, gli agenti presidenziali non hanno avuto altra scelta: in un attimo gli sono arrivati addosso, lo hanno braccato, arrestato e incappucciato. Come il peggiore dei criminali. Chumani Maxwele, 25 anni, è stato portato di peso in una delle macchine della scorta e trasferito in tutta fretta alla residenza presidenziale di Zuma a Cape Town. Nessun diritto umano rispettato in questo caso, nessun avvocato interpellato. Nessuno sapeva che fine avesse fatto il giovane. Solo dopo, quando gli agenti presidenziali si sono accorti di avere avuto una reazione esagerata per quel gesto maleducato, lo hanno portato al commissariato. Lì lo hanno trattenuto per altre 24 ore, altri agenti lo hanno interrogato, gli hanno fatto domande su tutto, sulle persone da lui frequentate, sulla sua fede politica, le sue preferenze, i suoi sentimenti nei confronti del presidente Zuma. Caso vuole che Maxwele sia un leale militante dellAnc, African National Congress, il partito di Nelson Mandela, al potere nel Sudafrica dal 1994, lo stesso partito che ha portato Zuma alla presidenza. A quel punto, per non lasciare nulla di intentato, gli agenti hanno perquisito la sua abitazione, frugato nei cassetti, cercato in ogni angolo della casa. E tutto senza un mandato. Fuorilegge.
Ne è scoppiato un caso. I giornali hanno parlato con il giovane, lui ha raccontato i dettagli: un dito medio alzato al cielo, che gli è costato due giorni di inferno. I giornali hanno parlato addirittura di «deriva Mugabe», il presidente del vicino Zimbabwe, Robert Mugabe, salito al potere nel 1987 dopo una gloriosa lotta di liberazione contro il dominio bianco nella allora Rhodesia, e mai più sceso da lì, mentre il Paese un tempo ricco e fertile sprofonda nel disastro economico, politico e civile. Flebili le reazioni dellufficio del presidente. Il portavoce della polizia Zwele Mnisi ha giustificato lazione della scorta presidenziale affermando che lo studente Maxwele è stato arrestato per aver inveito al corteo presidenziale con una gesto «sinonimo di imprecazione e mancanza di rispetto»; e perché ha poi battibeccato con gli agenti (laccusa di resistenza a pubblico ufficiale in questi casi non si nega a nessuno).
Sulla stampa, e in particolare nel sito internet del settimanale liberal «Mail & Guardian», già attenti a denunciare i sempre più numerosi episodi di «bullismo» e di aggressività degli agenti delle scorte, si è acceso un dibattito feroce. La discussione però è degenerata in uno scambio di accuse e insulti razzisti fra lettori bianchi e lettori neri.
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