Un nome ha fatto capolino tra le righe del gossip degli ultimi giorni circa il divorzio - o la scappatella - di Antonio Pennacchi, il quale dalla Mondadori è passato alle bramose braccia di Dalai Editore. Il nome del suo agente letterario: Simone Morandi. Pennacchi non ne aveva mai avuto uno, tuttavia adesso se l’è procurato e sembra con ottimi risultati. E qualcuno si è chiesto: ma chi è Simone Morandi? Perché un premio Strega come Pennacchi (l’anno scorso con Canale Mussolini) non si è rivolto ad agenzie più celebri e/o famigerate, magari per l’antipatica ma remunerativa cura con cui blindano sotto copyright ogni sillaba dei loro protetti, foss’anche un trafiletto in cronaca su un quotidiano locale? Al nord ce ne sono parecchie e i due editori in questione, in fondo, sono milanesi.
La risposta è che anche Morandi è un’agenzia letteraria di peso. Ma siccome sta a Roma e fa parte di quella minuscola fetta di agenzie che stanno con successo a cavallo tra il mondo del cinema e quello della letteratura, a Milano (dove si vivacchia ancora sulle macerie chic dell’industria culturale degli anni ’70) hanno osservato l’intera scena con sufficienza. Si sa come vanno queste cose: l’etica protestante, lo spirito del capitalismo, il nord... e intanto il mondo gira da un’altra parte. Tira aria di un imminente guerra di royalties tra Milano e Roma, con quest’ultima che si appoggerà sempre di più alla vantaggiosa contiguità con lo show business per coccolare meglio i propri autori. Ce n’è abbastanza per approfondire.
Lo studio di avvocati Cau-Morandi-Minutillo Turtur ha una storia di oltre mezzo secolo. Giovanna Cau, oggi 88enne, è stata l’agente di Moravia, Pratolini, Bassani, e intanto lavorava con Fellini, Scola, Mastroianni. A Roma letteratura e cinema sono sempre stati più amanti che altrove, sovente hanno condiviso stessa casa e stesso letto. Un retroterra ideale per sfruttare appieno l’ultimo trend riguardo i diritti d’autore: farli lavorare a 360 gradi, soprattutto nel cinema e nella fiction televisiva. «Oggi - ci spiega Simone Morandi - alcune case di produzione cinematografica lavorano in larga percentuale a partire dalla narrativa. Pensiamo a Cattleya, e alle rielaborazioni cinematografiche e televisive di Romanzo criminale, tanto per citare un esempio di livello. A volte, se la storia lo consente, può essere vantaggioso provare a pubblicarla prima in forma di romanzo e poi tentare la strada del cinema. Quando la storia si è affermata sugli scaffali delle librerie è molto più veloce trasformarla in un film». Tra gli autori seguiti dall’agenzia ci sono Giancarlo De Cataldo, Ivan Cotroneo (di culto in egual misura per il romanzo Cronaca di un disamore e per la sceneggiatura della fiction Tutti pazzi per amore), l’attore e regista Silvio Muccino e la sua sceneggiatrice Carla Vangelista, romanziera in proprio (ma i due usciranno in autunno con un «quattro mani» per Mondadori), Paolo Sorrentino, anche lui sdoppiato in romanziere e regista, Carla Signoris, Licia Troisi (la sua saga fantasy La ragazza drago potrebbe trasformarsi in progetto di un fiction televisiva molto sperimentale).
Ciò porta acqua principalmente al mulino degli autori, che non vedono ancora decollare il formato ebook: «È fantastico. Prendi soldi in cambio di niente» dicono James Ellroy e Bret Easton Ellis ogni volta che un loro libro viene opzionato per il cinema o la tivù. Di fatto la bravura di un agente è far fruttare al massimo i contenuti su tutti i canali di comunicazione, anche solo opzionandoli (alcuni si spingono all’estremo e arrivano a vendere frasi dei loro autori a produttori di T-shirt). D’altra parte, Morandi si stava occupando assieme a Gianluca Seghetti (commercialista di Latina, amico di Pennacchi), dei diritti cinematografici di Canale Mussolini quando gli è capitato il colpaccio Dalai. «Sto cercando di convincere anche Dario Argento a scrivere qualcosa, perché secondo me uscirebbe qualcosa di interessante - ci racconta -. Non sarebbe male che anche Asia Argento riprendesse a scrivere. Pennacchi, dal canto suo, non ha mai nascosto di non essere del tutto soddisfatto dell’adattamento del Fasciocomunista (Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, ndr) e senz’altro intende partecipare alla rielaborazione cinematografica di Canale Mussolini».
C’è chi si aspetta una miniserie di due puntate, che valorizzerebbe il romanzo più di altre operazioni prolisse (come sono state fatte, però a ragion veduta, per I pilastri della terra di Ken Follett), ma forse prima arriverà un’altra sorpresa: non è detto che, oltre i due titoli che ripubblicherà Dalai, non ne spunti prossimamente anche un terzo, in fondo prima del Canale c’è sempre una Palude...
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