L'appello di Conso, principe dei giuristi: separazione delle carriere ineluttabile

La giustizia italiana ha bisogno di una svolta: parola del presidente emerito della Corte costituzionale. Da riformare è anche il Consiglio superiore della magistratura. «Sotto lo stesso tetto dovrà avere due sezioni, una per i giudici e l'altra per i pubblici ministeri»

La giustizia italiana ha bisogno di una svolta. «Inizialmente ero contrario, ma ormai ritengo sia ineluttabile la separazione delle carriere in magistratura». Basta questa frase del presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Conso per entusiasmare la platea del congresso straordinario delle Camere penali, che alla fine del suo intervento, nel quale sottolinea anche la conseguente necessità di prevedere due sezioni distinte al Csm per giudici e pubblici ministeri, gli tributa un'ovazione.
Conso spiega che a rendere inevitabile la separazione delle carriere sono i principi della terzietà del giudice e della parità delle parti, che sono stati «enunciati anche nella Costituzione», ma che sono contenuti anche in Convenzione europee. E a chi obietta che introdurre la separazione delle carriere è complicato perchè si deva cambiare la Costituzione replica che invece «non è così difficile». Dopo bisognerà intervenire anche sul Csm, che «sotto lo stesso tetto dovrà avere due sezioni, una per i giudici e l'altra per i pm». «È inutile ritardare», aggiunge l'ex ministro della Giustizia tra gli entusiasmi dei congressisti che si alzano in piedi per applaudirlo.
«La separazione delle carriere è da oggi più vicina» esulta dal palco Ettore Randazzo che è stato presidente dell'Ucpi.

E l'attuale leader dei penalisti Oreste Dominioni invita tutti a «trarre insegnamento» dalle parole con cui Conso, con la sua «autorevolezza», «ha messo in chiaro le ragioni essenziali e inequivocabili della separazione delle carriere, per avviare in modo deciso la riforma prima e inevitabile della giustizia».

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