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L'Aquila, Cialente getta la spugna e si dimette: "E' tutto fermo, mi è impossibile amministrare"

Non conferma e non smentisce, ma in aula il sindaco dell’Aquila lo ha detto: mi dimetto. Una scelta dettata, a quanto pare, dell’ennesimo rinvio del Consiglio comunale per mancanza del numero legale. Le sue dimissioni non sono ancora state formalizzate

L'Aquila, Cialente getta la spugna e si dimette: 
"E' tutto fermo, mi è impossibile amministrare"

L'Aquila - Non conferma e non smentisce - ci sono riunioni in corso del centrosinistra - ma in aula il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente lo ha detto: mi dimetto. Una scelta dettata, a quanto pare, dell’ennesimo rinvio del Consiglio comunale per mancanza del numero legale. Dall’ufficio stampa del Comune confermano che il primo cittadino stia tentando di mettersi in contatto con il ministro degli Interni, Roberto Maroni, per verificare la possibilità di andare al voto anticipato - con una deroga specifica - nella prossima tornata elettorale di maggio. Questa volta, insomma, sembra che Cialente faccia sul serio, dopo che le dimissioni le aveva annunciate più volte. Per concretizzarsi, l’atto deve essere depositato nella segreteria comunale e le dimissioni diventerebbero comunque efficaci dopo venti giorni, termine entro il quale il sindaco può sempre ritirarle.

Cialente pronto a lasciare Cialente si dice pronto a chiedere "una commissione di indagine parlamentare per stabilire se in questi 23 mesi ci sono state responsabiità per la ricostruzione e per accelerare, perchè il mio dolore nasce dal fatto che non si fanno passi avanti". Cialente fa sapere che manca ancora l’intesa sul "prezzario" (il costo definitivo per metro quadro). "Tra la presentazione di un progetto e l’atto definitivo si impiegano anche sei mesi", denuncia Cialente rispondendo a chi lo accusa. E ribadisce: "Come mi sono dimesso da vice commissario per la ricostruzione, con delega all’assistenza della popolazione, così posso andarmene da sindaco. Ma se ci sono altre colpe, escano fuori".

Le dimissioni non ancora ufficializzate Le dimissioni non sono state ancora formalizzate. Qualora dovesse depositarle per iscritto al Consiglio comunale, Cialente avrebbe venti giorni di tempo per ritirarle, come previsto dall’articolo 53, comma 3, del testo unico di legge sugli enti locali, il decreto legislativo 267 del 2000. In caso diventasse concreta questa ipotesi, e nel caso in cui entro la giornata il primo cittadino del capoluogo abruzzese dovesse depositare la sua rinuncia al mandato, le dimissioni diventerebbero efficaci il 28 marzo. Pertanto, l’eventualità - emersa a margine del Consiglio - che si possa unire L’Aquila all’elenco delle amministrazioni che andranno al voto il 15 maggio non sarebbe praticabile, visto che non ci sarebbero i tempi di legge per la campagna elettorale. A meno di improbabili provvedimenti ad hoc che dovrebbero comunque derogare a una legge dello Stato.

Se Cialente dovesse mantenere il proposito di dimettersi e non dovesse ritirare le dimissioni entro venti giorni, verrebbe sciolto il Consiglio comunale, decadrebbe la Giunta e il prefetto nominerebbe un commissario fino alle prossime elezioni.

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