Larry King prova a dare i numeri: «Ho cinque by-pass, sette mogli, sette figli, una dozzina di nipoti, più di quarantamila interviste, trecento milioni di parole pronunciate, centosessanta paia di bretelle». Ride e chiude. Settantatré anni dichiarati, cinquanta davanti a un microfono. Non se lo dimentica, ma glissa sui primi che forse non sono quelli veri. I secondi sì, invece. Cominciò il primo maggio del 1957 da una piccola emittente di Miami. Aveva gli stessi occhiali di oggi: «Mai cambiati, mi piacciono perché sembrano due schermi televisivi». Larry King Live, dal vivo sempre: solo che stavolta le domande le fanno gli altri, seduti a un tavolo, con i gomiti appoggiati, lo sguardo vagamente inquisitorio ma poi decisamente ammiccante. Tutti senza giacca alla Cnn. In camicia come Larry, con le bretelle colorate come Larry. La commemorazione supera l'etichetta, lo stile diventa identità: da lunedì a ieri sera, Cnn ha chiesto ai suoi simboli di rendere omaggio al mito. Allora la conduzione in camicia, anche per l'erede Anderson Cooper che interroga. King risponde: mezzo secolo di America in diretta televisiva. Presidenti, attori, registi, cantanti, assassini, vittime. La storia seduta su uno sgabello di fronte a una telecamera e a un microfono anni Cinquanta. Storia, politica, spettacolo: «Ho intervistato tutti, tranne Gesù e Abramo Lincoln».
È una battuta che ripete spesso, Larry. Fa un po' veterano e un po' mito, stimola rispetto con la risata. La verità la racconta in questi giorni: «Il vero sogno sarebbe intervistare J.D. Salinger». Lo scrittore che nessuno vede più, che nessuno sa com'è fatto, che nessuno sa dov'è. Cinquant'anni di King: certezza, garanzia, sobrietà, informazione, show. Da Larry l'America ci va per confessarsi o per proporsi: l'altro giorno George Bush senior ha scelto lui per dire che forse il Paese è «stanco dei Bush». Nel 1990, Ronald Reagan scelse lui per sfogarsi con amici e nemici, con alleati e avversari. Sinatra scelse lui, quand'era certo di morire: l'ultima intervista di Frank. «Una delle puntate indimenticabili», dice adesso Larry. Le altre: Malcolm X, per la pochezza; Eleonor Roosevelt, Nancy Reagan, Johnny Cash e Nelson Mandela per l'intensità. Poi Ross Perot, il miliardario che tentò l'impossibile corsa alla Casa Bianca da indipendente nel 1992. Arrivò da King per annunciarlo. Facile: faccia a faccia, domande chiare e risposte senza interruzioni. L'audizione per capire se si può entrare negli occhi e nella testa dell'America. Da Larry ci si va con piacere: le domande sono precise e mai troppo complicate. È compiacente, dice qualcuno. Così nessuno gli dice di no, nessuno rifiuta, nessuno rinvia: dal lunedì alla domenica di fronte all'uomo in bretelle c'è sempre un ospite. C'è alle nove della sera di Los Angeles e quindi alla mezzanotte di New York, ovvero quando vanno in onda i concorrenti, da David Letterman a Jay Leno, alla stessa Oprah Winfrey. L'America sul divano si divide e se non ha voglia di ridere o di piangere, allora sceglie King e il suo stile di velluto.
È sempre stato così, con un solo intervallo negli anni Settanta. Larry King finì in prigione. Cioè ci finì Lawrence Geiger da Brooklyn, che poi è lui vero, senza nome d'arte. La storia fu strana: una truffa o qualcosa di simile. Tre anni senza tv, dal 1971 al 1974. Si occupò di altro, compresa la gestione di un ippodromo in Louisiana. Si occupò anche della sua vita privata, per la verità mai trascurata: sette volte a nozze, con sei donne diverse. L'ultimo matrimonio dieci anni fa con la sua attuale moglie Shawn Southwick. Con l'ex playmate Alene Akins, Larry si è sposato e ha divorziato due volte. «La prima credevamo di esserci sbagliati». Ci sono state anche storie non finite sull'altare, come quella con Glenn Close e quella con Angie Dickinson. Tra un’amante, un altro matrimonio e una intervista a serata, ha trovato il tempo di avere un infarto: era il 1987, lo salvarono per un pelo, aiutando il suo cuore con un quintuplo by-pass coronarico. Gli hanno detto di allentare le bretelle per non avere pressioni sul petto, lui ha creato una fondazione che aiuta i cardiopatici.
Poi ha ripreso con le domande agli ospiti. Famosi o sconosciuti, purché abbiano una storia. La prima fu una cameriera di un locale di Miami Beach, l'ultima Oprah Winfrey: «Ogni giorno è uguale. Ogni puntata anche. Dura sempre un'ora, pause comprese».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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