L'arte del fritto misto

di Tony Damascelli

Prendete un fritto misto. Lo avete presente, no? Bello caldo, dorato, croccante. Qualche codardo ci spreme sopra il limone e così il tutto si ammoscia, diventa fritto mesto. Ma i gusti sono gusti. Prendete il fritto misto e trasferitelo nel famoso immaginario collettivo, dunque quell'insieme di roba diversa, il pescato del giorno, quello preso all'ultimo momento e affiancato ad altri ospiti, o la cravatta presa al buio per una camicia di colore improbabile, ancora di più della cravatta suddetta, o un gioiello d'oro appeso su un corpo che ha già tracce d'argenteria dovunque, bracciali, orecchini o collane. Prendete un quadro brutto in una sala bella o viceversa, una stanza orribile illuminata da una tela caravaggesca. Eccolo la frittura mista, ecco l'affollamento di cose e casi che nulla hanno in comune ma vengono accomunati dal nostro spirito immediato e non mediato. Un insieme che non sta insieme, la vita è il caso organizzato, una scrivania sulla quale ritrovi mille oggetti nella confusione più totale, un armadio nel quale metti le mani ma non sai che fine faranno, cassetti rivoltati, cucine nelle quali sai dove sono le pentole ma non i coperchi, eppure non c'è il diavolo, una giostra di luci e di colori.

Il fritto misto, appunto, è diventato il nostro andare quotidiano, pensateci e pensiamo bene. Un attimo di pausa e di riflessione. Dunque dal mattino alla sera sono rarissimi i casi di una coerenza logica, di uno scadenzario normale, ordinario, Non vorrei che equivocaste: aborro la caserma, la fabbrica, i ritmi con il contaminuti sul collo. No, dico però che un certo ordine debba pur esserci per darci una regolata più che una regola. Invece la forza del destino prende il sopravvento e a volte, proprio per destino, ci manca la forza e allora veniamo sopraffatti dal casino universale. È questo il segnale che viviamo e non sopravviviamo, è il nostro vessillo che sventoliamo per dimostrare la nostra esistenza.

Tuttavia ci deve essere un limite: alla cravatta stonata, alla scrivania blob, agli armadi da circo, alle stanze che sembrano appena svaligiate, alle serata tra amici nelle quali c'è sempre uno, se non due se non tre che nulla c'entrano con il resto della brigata però fanno numero, fanno buffet, fanno caciara, infine fanno amicizia, passeggera, dimenticabile. Il piatto è servito. Ognuno si comporti come meglio creda. Io evito il limone, scelgo la cravatta, riordino l'armadio, pulisco la stanza, sgombro la scrivania. Il fritto misto è mio e lo gestisco io.

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