Giovanni Buzzatti
La riforma del 3+2 fa bene alluniversità. E ancor più alla Statale. Nella seconda università pubblica dItalia (nove facoltà, 62mila iscritti), dal 2000 a oggi è raddoppiata la quota di laureati nei tempi previsti dalla legge (passati dal 10 al 25%) e si è dimezzato il numero di abbandoni dopo il primo anno. A spiegarlo è il rettore, Enrico Decleva, che ieri ha inaugurato lanno accademico. Per la cerimonia si è scelta la sede di Sesto San Giovanni, in funzione da una settimana. La nuova struttura è stata costruita e venduta a un «prezzo promozionale» dal costruttore Pasini, presente insieme al sindaco Giorgio Oldrini. Che spiega: «Agli studenti diciamo: invadete la nostra città».
Latmosfera è festosa, si scattano le foto ricordo davanti alla fontana in marmo bianco. «Presto aprirà anche la mensa», assicura Decleva, attesa dai 2mila studenti di Mediazione linguistica e culturale, gli inquilini del nuovo palazzo grigio e verde. Qui si trasferiranno il dipartimento di Lingue, il centro per la didattica a distanza e il master in giornalismo.
A Sesto il rettore ricorda i progetti dellateneo: dalla nuova sede di Informatica in via San Faustino («stiamo scegliendo chi farà il progetto») al polo Biomedico in via Ortles; dal nuovo palazzo per Farmacia e Chimica (in zona Rubattino) al potenziamento del polo di Lodi. «Ci serviranno almeno 300 milioni - racconta Decleva -. E la Finanziaria, a quanto si vede ora, non ci aiuterà. Se aumenteremo le tasse? No, anche se resta una delle poche leve su cui agire».
Cè poi la questione degli alloggi. Statale, Bicocca e Politecnico insieme al sindaco hanno proposto allInail di ristrutturare o far costruire in città delle residenze, impegnandosi a prenderle in affitto. La Statale, così, potrebbe disporre di altri 1400 posti letto (ora ne ha 700). «Aspettiamo una risposta dallInail», spiega il rettore.
Per il secondo anno di fila, intanto, calano le immatricolazioni (-4%, 510 ragazzi). La sorpresa è laumento degli iscritti a matematica (+40%). «Speriamo non sia un episodio - racconta Marcello Pignanelli, preside di Scienze -. Sarebbe un bene per il Paese se succedesse lo stesso a Fisica e Chimica».
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