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«Lavoro sempre ma il vero successo sono i miei figli»

Cologno monzese, ore 13,30. È un giovedì, per Barbara D’Urso intenso come tutti i giorni da un po’ di tempo. Ha mezz’ora, non di più, tra poco arriva la squadra di Pomeriggio5. Alle 16.15 in onda. La incontro in camerino. Non è grandissimo, ma c’è di tutto per poterci stare a lungo. Sei giorni di diretta e uno di prove. Lei in questo camerino, in un certo senso, ci vive.
Non le manca la libertà di uscire senza pensare a nulla, senza la responsabilità degli ascolti?
«Premesso che mi alzo tutte le mattine e ringrazio la Madonnina perché mi sento tanto fortunata, ammetto che mi piacerebbe avere una mezza giornata in cui stare senza pensare. Faccio un mestiere che vorrebbero fare molti, che mi dà la possibilità di esprimermi come credo. Nessuno mi ha mai detto questo puoi dirlo, questo no. Ma non mi fermo mai. La notte mi sveglio ogni mezz’ora perché penso a quello che devo fare il giorno dopo. Ecco, mi piacerebbe avere una mezza giornata di pausa anche mentale».
Mattino5, Pomeriggio5, Domenica5. Lei in due anni è stata determinante per il lancio e il successo di tre nuovi programmi su Canale 5. Una grande rete. Una sfida difficilissima, ma vinta. Com’è nata l’avventura?
«Nel novembre del 2007 a Roma, durante un pranzo con il direttore generale dell’informazione Mauro Crippa, il suo vice Andrea Delogu, il direttore delle risorse artistiche Giorgio Restelli, il direttore di Canale5 Massimo Donelli e il neo-direttore di Videonews Brachino, mi hanno fatto una proposta che mi sembrò subito assurda. Per me, una star - come le chiamano qui a Mediaset - era un grande rischio. Accettare voleva dire anche rinunciare a tante sicurezze acquisite in anni di tv».
Se fosse andata male la sua carriera ne avrebbe risentito.
«Mi hanno dato una notte per pensare. Quella notte ho rivissuto la mia vita e mi dicevo che era un rischio assurdo. Erano anni che a Mediaset, al mattino, non c’erano programmi che funzionavano e ci saremmo scontrati con il rodatissimo Uno Mattina. Ci siamo messi io e tutta la squadra dei giornalisti a lavorare con un entusiasmo pazzesco. Una sfida fortissima intrapresa con il cuore. Alla fine siamo stati premiati dal pubblico».
Dove trova la forza di fare tutto?
«Ringraziando Dio non ho bisogno di droghe. Ho un’energia vitale innata. Mio padre era così, mio figlio piccolo è così. La mia droga è il lavoro, morirei senza».
Una grande energia e 52 anni portati benissimo. Ha fatto un patto d’immortalità con lo specchio?
«No, come vede no, le rughe ci sono! Niente botulino, mi fa paura. Per ora posso permettermi di pensare che l’età va vissuta al naturale. Può darsi che tra due anni mi vedo piena di rughe e allora faccio anche io il botulino. Per carità, mai dire mai. Diciamo che al momento sono fortunata e mi piaccio così!».
In questa stagione Tv si dice che lei sia un po’ risentita per una sorta di distorsione ottica della critica: grande risalto ai difetti veri o presunti, niente risalto agli sforzi di fare una buona Tv.
«Quando fai le cose utili, o belle, non lo dicono. Su 150 ore di trasmissione basta una volta in cui qualcuno urla o litiga e ti appiccicano l’etichetta di Tv Trash. Quei dieci minuti valgono più di decine di ore, valgono più delle battaglie contro la violenza, di un’intera trasmissione in cui i ragazzi down hanno ballato e cantato con noi serenamente, o dell’ora e mezza di talk sugli aiuti ad Haiti che ha fatto il 18%. Incredibile no?».
Facciamo un passo indietro. Come per tutti, nella vita ci sono anche i momenti bui, alcuni ci cambiano profondamente.
«Io sono l’esempio che dimostra quanto sia importante, nella vita, trovare la forza di rialzarsi sempre. Ho avuto mille momenti no e alcuni di questi sono stati terribili, e non lo dico per farmi compatire, ma perché sono una donna vera. La mancanza più grave è la perdita della mamma quando ero una bambina. Ho perso il mio faro, l’unico vero punto fermo nella vita di una persona. Non se ne esce più. Sono convinta che quando sarò in punto di morte mia madre mi mancherà ancora. È un dolore troppo forte».
Poi è cresciuta e ha subito altri strappi. Questa volta dagli uomini della sua vita.
«Il fallimento di un progetto comune è devastante. È terribile quando da una parte c’è ancora amore, quando sei sempre stata fedele, quando hai scelto di fare due figli (Gianmauro ed Emanuele avuti dal produttore cinematografico Mauro Berardi) e per questo hai lasciato il lavoro e ti trovi a dover ricominciare tutto da capo. Quando i miei figli avevano sei e otto anni non avevo neanche i soldi per fare la spesa. Come molte donne mi sono trovata e sentita sola. I figli poi crescono e ti trovi, sola, a temere che prendano strade sbagliate, a non sapere come parlare con loro, cosa dire, come gestirli. Non c’è un padre con cui consigliarti. Hai un figlio adolescente, è forte, cocciuto, più alto di te e dici: ora che faccio?».
La gente spesso idealizza le star, le pensa «miracolate», esenti dal dolore.
«Momenti in cui ci si chiude in una stanza a piangere da soli ne ho avuti tanti. Non lo dico perché voglio fare pena a qualcuno, è normale. Succede a tutti. Come succede anche di avere momenti di gloria e di felicità e la mia felicità più grande, quello a cui mi aggrappo quando sono triste, è l’orgoglio che provo nell’avere tirato su, nonostante tutto, due figli meravigliosi. Potevano venire su due delinquenti».
Quando si è sentita triste l’ultima volta?
«A Pasqua. Mi sono sentita sola come un cane. Il mio compagno era partito, i mie figli hanno la loro vita. Ho pensato molto a loro e mi sono detta: “porca miseria che figli che ho. Sono stata brava!”. E mi è tornato il sorriso».
Lei che nei suoi programmi si batte contro la violenza alle donne ha mai subito la violenza di un uomo?
«Diciamo che quando racconto o immagino il dolore delle donne che vengono colpite so di che cosa si tratta. So molto bene cosa si prova».
È mai tornata sui suoi passi dopo avere messo un punto ed essere andata a capo?
«Una persona deve avere la possibilità di cambiare idea altrimenti è cretina».
Recentemente ha detto che è un errore svendere il proprio corpo per la carriera. Dunque nessun compromesso?
«Tutto guadagnato a suon di fatica e impegno! Una donna che si svende per ottenere favori, ammesso che li ottenga, a un certo punto arriva alla resa dei conti. Quando ha 50 anni che fa? Come si sente quando si guarda allo specchio? Io ne ho 52 e quando mi guardo allo specchio sorrido. Possono dire tutto quello che vogliono, io so qual è la verità e lo sanno anche gli uomini che mi affibbiano e che invece non mi hanno avuta».
Ha realizzato tutti i suoi sogni?
«No. Mi piacerebbe fare un film con Almodóvar, mi piacerebbe fare un musical».
Quando, fra 100 anni, non farà più tv, che cosa farà?
«Non posso pensarci. Ho iniziato a diciotto anni a fare tv. È una parte di me. Non lo so. Forse continuerei a fare teatro, forse parto e me ne vado dove va mio figlio a fare il volontario con i bambini, forse ne adotterò altri. Non lo so».
Ripensando alla sua vita come a un film, qual è la D’Urso che le fa più tenerezza?
«Quella che a undici anni è tornata a casa e ha trovato il letto di sua madre vuoto.

Mi stringe ancora il cuore».

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