Il leader dell’Idv ossessionato da via Arenula

L’attacco è diretto, al cuore di quell’atto di avocazione mosso dal procuratore. L’accusatore è una vecchia volpe delle aule di giustizia: Antonio Di Pietro, 57 anni, molisano. Un passato da magistrato di trincea, l’uomo che negli anni Novanta aveva identificato l’Italia dal volto pulito, perché grazie all’inchiesta «Mani pulite» molti politici invischiati in finanziamenti illeciti erano finiti nei guai. E con i guai era finita anche la loro carriera politica. Ora Di Pietro attacca il collega Mastella, entrambi uomini del meridione, entrambi compagni in un esecutivo sospinto tra i flutti delle polemiche come una barca nella tempesta. «Avviare un accertamento disciplinare contro chi indagava sulla persona che ne ha poi disposto l’azione disciplinare è una furbata al fine di bloccare chi sta conducendo un’azione penale, minare lo Stato di diritto potrebbe portare al capolinea del governo».
Parole dure. Mastella si è sentito chiamato in causa direttamente e ha risposto per le rime: «Non ho mica prestiti in giro io, tra Mercedes e assegni da cento milioni».

Una lite senza esclusione di colpi, tra persone con la memoria lunga e la risposta pronta. Scontri tra volti e persone divise da un’ambizione che ha lasciato sul campo contenti e scontenti: quella poltrona al ministero della Giustizia di via Arenula agognata da Di Pietro ma conquistata da Mastella.

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