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Lefebvriani, il Papa: "Illegittimi, restano fuori"

Pubblicato un motu proprio di papa Benedetto XVI in vista dei colloqui dottrinali con i lefebvriani. Dopo la remissione della scomunica il Santo Padre avverte: "Le questioni dottrinali rimangono e  finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa"

Lefebvriani, il Papa: "Illegittimi, restano fuori"

Roma - Le "questioni dottrinali" che separano i lefebvriani dalla chiesa cattolica, "ovviamente rimangono e finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero". E' stato pubblicato oggi in Vaticano un motu proprio di papa Benedetto XVI in vista dei colloqui dottrinali con i lefebvriani.

Il motu proprio del Papa "La remissione della scomunica - vi si legge - è stata un provvedimento nell’ambito della disciplina ecclesiastica per liberare le persone dal peso di coscienza rappresentato dalla censura ecclesiastica più grave. Ma le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono e - sottolinea Benedetto XVI - finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero". Proprio perché i problemi che devono ora essere trattati con la Fraternità «sono di natura essenzialmente dottrinale, ho deciso - a ventuno anni dal Motu Proprio Ecclesia Dei, e conformemente a quanto mi ero riservato di fare - di ripensare la struttura della Commissione Ecclesia Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la Dottrina della Fede.

Il protocollo di Wojtyla Benedetto XVI ricorda nel motu proprio "Ecclesiae unitatem" pubblicato oggi che i suoi passi a favore di un rientro dello scisma dei lefebvriani sono sulle orme di Papa Wojtyla e che - su suo mandato - egli stesso, il 5 maggio dell’88, firmò un protocollo con il vescovo francese Marcel Lefebvre. Come è noto, il presule poi non rispettò gli accordi dando ugualmente corso alle ordinazioni episcopali che sancirono lo scisma e causarono la scomunica. Ma quel protocollo esiste e per Papa Ratzinger è ancora un punto di riferimento per il dialogo che ora - scelti gli interlocuitori vaticani - finalmente può iniziare. Esso prevedeva la possibilità di celebrare in latino con il vecchio messale - facoltà che Benedetto XVI ha poi allargato con il motu proprio del 2007 - e impegnava i lefebvriani a rispettare l’autorità del Papa astenendo si da critiche pubbliche al Concilio Vaticano II. "All’indomani dell’atto con cui l’arcivescovo Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988, conferì illecitamente l’ordinazione episcopale a quattro sacerdoti, il Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria - ricorda il documento pubblicato oggi e datato 2 luglio 2009 - istituì il 2 luglio 1988, la Pontificia Commissione Ecclesia Dei con il compito di collaborare con i Vescovi, con i Dicasteri della Curia Romana e con gli ambienti interessati, allo scopo di facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose finora in vario modo legati alla Fraternità fondata da mons. Lefebvre, che desiderino rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le loro tradizioni spirituali e liturgiche, alla luce del Protocollo firmato lo scorso 5 maggio dal card. Ratzinger e da mons.

Lefebvre". 

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