Lega fuori dal coro dei 150 anni Contestata in piazza e dal Pdl

Mentre a Roma l’Umberto Bossi sorride e si presenta puntualissimo a Montecitorio accompagnato dagli altri ministri della Lega per ascoltare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che celebra l’Italia unita, i leghisti milanesi fanno la faccia feroce. Sarà perché qui quelli del Carroccio amano più le Cinque Giornate dei Fratelli d’Italia, sarà perché qui tra due mesi si vota e loro hanno bisogno di visibilità, sarà quel che sarà, ma sotto la Madonnina qualche polemica di troppo avvelena la giornata del Tricolore.
Ad andarci giù pesante per primo è Davide Boni. Il presidente del Consiglio regionale impossibilitato (per ragioni istituzionali) a ordinare cappuccino e brioche alla bouvette del Pirellone mentre martedì in aula suonava l’inno di Mameli, si è rifatto ieri punzecchiando ancora una volta il governatore Roberto Formigoni sull’attenti davanti al pennone dell’alzabandiera. «Tirar su delle bandiere sul piazzale - la sua stilettata -, prendere la gente che è in fila per visitare il Palazzo della Regione e portarla alla cerimonia, diventa un po’, molto Ventennio». Nessuna obiezione, invece, per l’idea di aprire le porte del Pirellone. «Abbiamo riempito per tutto il giorno l’aula del consiglio. C’è stata un’ottima affluenza, siamo soddisfatti». Solo pochi sindaci, invece, alla cerimonia in Provincia. Ma tra di loro Ettore Fusco, quello leghista di Opera.
Addirittura tafferugli, invece, davanti a Palazzo Marino dove l’eurodeputato Matteo Salvini e gli assessori comunale Alessandro Morelli e provinciale Stefano Bolognini avevano portato scrivania e computer per lavorare, nel giorno della festa, «incontrando i milanesi». Iniziativa non gradita ad almeno una trentina di milanesi. Che con spintoni, fischietti e urla («Vergogna», «Fuori la Lega dallo Stato») hanno costretto la polizia a far sbaraccare l’improvvisato sportello reclami leghista. «Squadristi con in mano il Tricolore», taglia corto Salvini, soddisfatto tra sé e sé per una provocazione comunque riuscita. «Prima che intervenissero questi “sinceri democratici” - aggiunge - avevamo raccolto decine di segnalazioni, a dimostrazione che i milanesi per bene avevano capito che la nostra era un’iniziativa utile per loro». Immediata la censura. Sia da destra che da sinistra. «Contestazione significativa - spiega l’europarlamentare Carlo Fidanza - La Lega non deve sottovalutare il forte sentimento unitario che pervade la stragrande maggioranza degli italiani. Un conto è battersi per il federalismo, tutt’altro mettere in discussione simboli e radici della nostra unità».

Per il vicesindaco Riccardo De Corato «il celodurismo di Salvini è smentito dai leghisti veneti Luca Zaia e Flavio Tosi che hanno festeggiato con i loro concittadini l’Unità, mentre il suo banchetto ha raccolto solo la contestazione della gente». Duro Filippo Penati (Pd): «I cittadini sono esasperati da chi continua a dividere le istituzioni. E la Lega ha davvero passato il segno».

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