Michela Giachetta
«Pensavo di concludere questestate in bellezza al fianco di Plauto e invece Aristofane, con una certa prepotenza, si è presentato con il suo straordinario repertorio a chiedere attenzione e a proporre nuove sfide». E Lello Arena la sfida lha accettata. Sarà questa sera a Ostia antica, dove, alle 21.30, allinterno della rassegna Cosmophonies, dirigerà «La festa delle donne» di Aristofane, una commedia in cui Aristofane stesso prende in giro il «tragico» Euripide e allo stesso tempo parla delle donne. E dei lori vizi. O virtù. Spesso è questione di punti di vista. Euripide viene a sapere che le donne, da lui spesso calunniate nelle tragedie, hanno deciso di vendicarsi in occasione delle Tesmoforie, una festa dove solo laltra metà del cielo può essere presente per poter discutere di come sono maltrattate dal Poeta. Lautore greco decide di mandare una spia, suo cognato Mnesileco, in modo che questi possa difenderlo durante la festa. Per bocca delle donne Aristofane quindi accusa Euripide di ottenere il successo con bassi mezzi, dipingendo sempre le sue eroine come delle malefemmine. E, di conseguenza, prende in giro Euripide, caratterizzato come «un omino piccolo piccolo».
Lello Arena, dopo Plauto e Goldoni, si trova ora alle prese con un nuovo autore: «Per un regista - racconta - lincontro con un nuovo autore è come dover guidare lo Shuttle senza neanche sapere come si manda un sms con il proprio cellulare. Ma quando si ha a che fare con uno come Aristofane tutto diventa semplice».
Il regista parla dellautore greco quasi come un amico, salvo poi rivelare che ha paura gli appaia durante la notte. E sotto forma di fantasma. «È che fin da piccolo sono preda di una robusta e mai risolta paura per apparizioni. E quando comincio a lavorare su un classico non riesco a smettere di pensare che allepoca Aristofane abbia scritto un capolavoro come La festa delle donne, senza mai poter neanche immaginare che sarebbe finito un giorno nelle mie mani. Quindi sono sempre un po preoccupato che, allimprovviso, mi possa apparire il commediografo, accusandomi di avergli rovinato la festa». Così, il regista napoletano si è rimboccato le maniche: «Ho messo sotto torchio costumista, scenografo e light designer, che si fa chiamare così perché ha la puzza sotto il naso, ma è quello che dice come si devono mettere le luci, affinché scene, luci e costumi producessero atmosfere indimenticabili. Ho detto poi allautore delle musiche che quei tre non ce la faranno mai e che quindi tocca a lui e alle sue note darci una salvata».
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