Silvia Castello
Prendimi lanima appassionatamente. I musi degli animali ritratti nella mostra La natura di profilo di Alexandra Clark - 53 opere dal 92 a oggi esposte al Vittoriano fino al 19 ottobre - appaiono illuminati dallintelligenza, così come i fiori e le piante sono còlti al culmine del loro splendore; visti dalla pittrice con sguardo limpido e sense of humour. Fanno tornare alla mente gli studi di fisiognomica di Giovan Battista della Porta in un transfert continuo «tra linfatuazione di Clark per lo sguardo dei suoi animali e il distacco dei fondi neutri su cui si stagliano» spiega il curatore Guido Rebecchini. Che indica inoltre, come «leleganza suprema di Sargent e dei pittori dalta società del secolo scorso e, in qualche occasione, il mondo naïf di Henri Rousseau il Doganiere, o linquietudine di Frida Kahlo» riemergano dalla nettezza iperrealista del segno dellartista argentina, superando così il limite della pura decorazione per approdare a una indagine del reale attraverso la vanitas della natura delle cose. «Country», «Flowers» e «Exotics» sono le tre sezioni ispirate alla natura che articolano questa mostra attraverso una personalissima geografia del ricordo. Che tocca terre amate come Argentina, Africa, India, Inghilterra, Svizzera e il luogo del presente: una tenuta immersa tra Lazio e Toscana dove lei vive e lavora.
Il successo di Alexandra Clark è arrivato ventanni fa quando iniziò a dipingere sullonda del mal d'Africa, appena rientrata a Londra. Dipinti come «Leopard Head» e «Stalking Leopard» degli anni Novanta richiamano ancora la libertà degli animali della Savana.
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