“Stiamo preparando "Minchiate!" la puntata di domani sera dedicata a quello che dicono Spatuzza e Ciancimino...". Scriveva così, il 9 dicembre del 2009, nel suo status di Facebook Sandro Ruotolo, il più attivo tra i segugi di Michele Santoro. Inziava così la lunga passerella in tv di Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco mafioso di Palermo. Il cuore della puntata era il processo d'appello per concorso esterno in associazione mafiosa a Marcello Dell'Utri. Massimo Ciancimino pontificava su trattative tra Stato e mafia, presunti incontri tra il padre e Silvio Berlusconi nella Milano anni 70, pizzini in cui tirava in ballo l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro. "La verità è tutta da accertare", dichiarava sornione Santoro mentre spalancava al super testimone le porte della sua tribuna mediatica. Verità ancora da accertare spacciate in diretta a milioni di italiani.
La sostanza delle accuse è questa: esisterebbe una lettera scritta da Bernardo Provenzano a Marcello Dell'Utri e rivolta a Silvio Berlusconi nella quale la mafia chiede al Cavaliere di avere una delle sue tre reti televisive, in caso contrario minaccia pesanti ritorsioni. La lettera, le prove? Tutto scomparso. Nel frattempo la fabbrica di Santoro dava il via alla mitopoiesi e il superteste Ciancimino si trasformava nell'ennesimo eroe anti berlusconiano: tutto fa brodo per sparare contro il Cavaliere. Quella di Ciancimino Jr è una storia di sparate, poi smentite e poi riciclate. Mezze verità o balle intere buone solo per far audience nei processi televisivi. Alla prova dei fatti gli identikit, le lettere, i pizzini e le presunte foto non reggono. Ma nel frattempo i “deliri” di Ciancimino sono stati diffusi in prima serata sul secondo canale del servizio pubblico senza nessun contradditorio, come se fossero verità partorite da un oracolo.
Quando smetteva Santoro, partiva Gad Lerner. "Mio padre incontrò Silvio Berlusconi a Milano tra gli anni Settanta e Ottanta. Gli incontri avvennero in un ristorante vicino a piazza Diaz", raccontava Massimo Ciancimino durante una puntata dell'Infedele del'ottobre del 2010.
Poi il capitolo De Gennaro. Il figlio dell'ex sindaco di Palermo racconta ai magistrati i presunti retroscena della trattativa tra Stato e mafia e rivela agli investigatori che l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro era un personaggio dell'ambiente del ''signor Franco'', il misterioso agente dei Servizi segreti che avrebbe avallato il patto tra Cosa nostra e le istituzioni. Immediata la smentita e la denuncia dell'ex capo della Polizia. Nel frattempo si apre l'ennesimo mistero sulle dichiarazioni di Ciancimino Junior e parte la caccia al "signor Franco": un buco nell'acqua.
Massimo Ciancimino consegna ai magistrati un documento del padre, che risalirebbe ai primi anni '90, con 12 nomi di investigatori e politici, come l'ex ministro Franco Restivo, l'ex questore Arnaldo La Barbera e il funzionario del Sisde Bruno Contrada. Nella lista c'era anche un tale Gross e, accanto, le iniziali ''F/C'', che, a dire del figlio dell'ex sindaco, indicavano i due nomi con cui lo 007 era noto: Franco e Carlo. Una freccia collegava poi Gross a un altro cognome: ''De Gennaro''. Il riferimento a Gross induce la Procura di Palermo a fare accertamenti su un ex console onorario israeliano, Moshe Gross. Ma, anche in questo caso non si trova alcun riscontro: un altro fiasco. Due procure siciliane sono impegnate nella caccia al fantomatico signor Franco, ma nessuno riesce a cavare un ragno dal buco. A maggio del 2010 i magistrati nisseni, sequestrarono alcune copie di un periodico romano in cui, a dire di Massimo Ciancimino, sarebbe stata pubblicata una foto dello 007, tra gli invitati a un evento mondano. Anche in quell'occasione, ammesso che fosse presente, il signor Franco non era mai stato immortalato. L'ennesima bufala. Del presunto protagonista della trattativa Ciancimino avrebbe fornito anche un identikit e il numero di cellulare, poi risultato inesistente.
Oggi il superteste è finito in manette per aver fabbricato dossier falsi contro De Gennaro. "Dagli atti sono emersi elementi che abbiamo ritenuto di notevole gravità, è emersa la sovrapposizione del nome di De Gennaro estrapolato da un documento e sovrapposto su un altro documento il nome di De Gennaro è la interpolazione dello stesso nome su un altro documento", ha precisato il procuratore di Palermo Francesco Messineo.
Insomma il "superteste" si era inventato tutto. Forse quelle di Ciancimino sono davvero tutte "minchiate"? Santoro e Lerner smentiranno tutto con la stessa forza con cui hanno diffuso le “verità” dell’oracolo? Staremo a vedere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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