Roma - Nessuna privatizzazione della Protezione civile, semmai la Spa sarà un supporto alla struttura guidata da Guido Bertolaso. Quella di Gianni Letta è una puntualizzazione. Un modo per precisare quello che è stato, fin dall’inizio, lo spirito che ha portato a ideare Protezione civile spa. Ma suona anche come un’apertura a modifiche al progetto che facciano superare i malumori cresciuti nel governo.
«Anch’io mi arrabbierei se qualcuno pensasse di trasformare la Protezione civile in una società privata. Ma non è così, e chi lo dice non dice il vero. La Protezione civile è e rimane un dipartimento della presidenza del Consiglio con la sua struttura, le sue funzioni e le sue regole, che sono e restano pubbliche», ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
L’idea è quella di istituzionalizzare, nella gestione delle emergenze, il metodo sperimentato per il terremoto in Abruzzo. E dotare la Protezione civile «di uno strumento ulteriore, aggiuntivo, che le consentisse di operare, in determinate circostanze, con maggiore flessibilità ed efficacia». Il dipartimento, tra l’altro, «ha operato con successo senza questo ulteriore strumento. La Protezione civile di Bertolaso potrà tranquillamente continuare a farlo con gli strumenti abituali e con lo stesso spirito e lo stesso impegno. Questi sì sono i veri strumenti del successo».
In sostanza, Bertolaso ha saputo gestire le emergenze anche senza Spa. Concetto, questo, che negli ambienti della maggioranza contrari alla Spa è stata interpretata come una rinuncia al decreto. Probabile, invece, che il decreto sia modificato facendo ricorso a un maxiemendamento. I tempi sono stretti, ma ci sono.
Ancora tutta aperta la partita su cosa dovrebbe cambiare. Dal ministero delle Infrastrutture, continua il pressing per definire gli ambiti di competenza. Per il dicastero guidato da Altero Matteoli non è possibile che la Protezione civile si occupi di opere pubbliche. Il ministro alla Semplificazione Roberto Calderoli ieri ha chiesto che il decreto sia a tempo. Rilievi che fanno pensare, più che alla rinuncia al progetto, a modifiche che servano a delimitare meglio la Spa.
Oppure a un rinvio. Lo ha chiesto, tra gli altri, Renata Polverini, candidata Pdl nel Lazio. Ed è stato ipotizzato nelle telefonate intercorse tra esponenti del governo. Palazzo Chigi è convinto della validità del decreto. E teme di dover sacrificare un provvedimento tecnicamente valido per motivi politici.
Un ritiro del decreto, poi, potrebbe creare problemi ad altre misure previste nel provvedimento. A sottolinearlo è stato il presidente della commissione Ambiente della Camera Angelo Alessandri, leghista.
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