In una lettera L’appello del Papa: «In nome di Dio fermate le violenze»

Rimarranno chiuse per tre giorni le scuole cristiane in Pakistan, in segno di lutto per le vittime degli attacchi dell’estremismo islamico a Gojra. Ma anche in segno di protesta contro la discriminazione di cui la comunità è vittima silenziosa. L’iniziativa è promossa dalla Commissione nazionale Giustizia e pace (Ncjp), presieduta dall’arcivescovo cattolico di Lahore Lawrence John Saldanha. La protesta è sostenuta da tutte le denominazioni cristiane nel Paese, che in questi giorni con manifestazioni di piazza chiedono alle autorità maggiore protezione e la garanzia che i colpevoli siano consegnati alla giustizia. Secondo il bilancio della Ncjp, le vittime del pogrom anti-cristiano a Gojra, nella provincia di Punjab, sono sette, tutte bruciate vive nell’incendio appiccato dalla folla inferocita. Di queste, sei erano tutti membri della stessa famiglia. Il governo centrale ha inviato truppe paramilitari e polizia a controllare le strade di Gojra e quelle dei villaggi vicini nella stessa provincia. La situazione appare calma, ma tra la gente serpeggia il terrore. Il governo e la presidenza del Pakistan, attraverso un suo portavoce, ha fatto sapere che una commissione d’inchiesta realizzata ad hoc si interesserà del caso e ha annunciato risarcimenti per i superstiti.

Finora, però, nessuna della autorità centrali né provinciali si è recato sul luogo del massacro. L’11 agosto a Lahore si terrà una cerimonia commemorativa delle vittime di Gojra, a cui è prevista la partecipazione anche di esponenti religiosi musulmani.

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