Gentile avvocato Magliocca,
in relazione all’articolo dal titolo «La Svizzera dei clan», pubblicato sul settimanale Diario, nel settembre 2003, ritengo doveroso precisare quanto segue, con specifico ed esclusivo riferimento all’episodio da me narrato nell’articolo e che l’ha vista involontariamente protagonista.
Le informazioni che ho poi pubblicato mi erano state fornite da fonti locali attendibili, quando il periodico mi aveva incaricato di raccontare ai lettori la realtà locale, in particolare, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul delicato tema dei rapporti tra camorra e poteri pubblici.
Non ho avuto modo, per i tempi stretti imposti dalle esigenze editoriali e per l’impossibilità di accedere ad altre fonti, di verificare la veridicità di quanto mi era stato riferito e non avevo ragione per dubitare della buona fede di chi mi aveva fornito quella informazione.
Alla luce dei successivi accertamenti e di quanto emerso, nel corso della vicenda giudiziaria che ci vede contrapposti ho, infatti, verificato la sua assenza dal luogo in cui le Forze dell’ordine hanno proceduto allo sgombero della villa confiscata al Ligato, del fatto che lo stesso boss non ha mai proferito la frase riportata nell’articolo e, conseguentemente, dell’errore in cui sono stato indotto.
A riprova della mancanza di qualsivoglia volontà offensiva nei Suoi confronti, Le esprimo sin d’ora la mia disponibilità a prendere parte a un incontro sulla criminalità organizzata in Campania, da Lei
organizzato, con la sola irretrattabile condizione che sul palco ci siano soltanto giornalisti.Sono certo che questa mia costituisca la migliore prova della mia buona fede e, nel contempo, valido strumento di conciliazione.
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