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Privilegiati e presenzialisti si travestono da dissidenti

Paolo Giordano, Antonio Scurati e Francesca Melandri discutono di censura e fascismo

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Tutti fascisti, a parte i neofascisti e i nazifascisti. Governo di estrema destra, media conniventi, intimidazione sistematica degli intellettuali considerati oppositori politici. Italia laboratorio politico delle democrazie illiberali, dove restano solo le elezioni ma non le garanzie per i cittadini. È l'immagine del nostro Paese uscita ieri dall'incontro al Pavilion Frankfurt con Paolo Giordano, Francesca Melandri e Antonio Scurati. È il primo di una serie di dibattiti, realizzati dal Pen Berlino, in cui parlano gli autori che non fanno parte delle delegazione italiana in polemica per il mancato invito a Roberto Saviano. Il tema è: la vita degli scrittori sotto il governo Meloni.

E qual è la posizione? La resistenza contro la deriva autoritaria sempre più forte nel mondo culturale e editoriale negli ultimi due anni, quelli appunto dell'attuale governo.

Dopo un round di riscaldamento, partono i cazzotti (verbali). Scurati/1: «Nel programma dell'estrema destra c'è la riscrittura della storia al di fuori dei criteri scientifici; la storia fondata sui fatti e quindi condivisibile da una società civile. Si vuole sostituire la storia oggettiva in favore di una visione identitaria, polemica, partigiana». Scurati/2: «La riscrittura della storia si inserisce nel quadro di un attacco alla democrazia liberale, che viene svuotata dall'interno. Io sono trattato come un nemico, un cane tignoso, dai rappresentanti del governo italiano perché sono l'autore di M, che propone la storia di Mussolini in chiave antifascista. Ripeto: riabilitare il fascismo e il neo fascismo è parte integrante del programma politico». Scurati/3: «Il ministro della Cultura Alessandro Giuli militava, da giovane, in Meridiano zero, movimento nazifascista. Mai rinnegato». Scurati/4: «Avvengono in Italia cose senza precedenti. Lo scorso 25 aprile, fui invitato da un programma tv della Rai per leggere un discorso sulla liberazione dal nazifascismo e sui valori della Resistenza. Poiché criticavo il presidente del Consiglio, che non ha mai riconosciuto la Resistenza, fui censurato e attaccato personalmente da Giorgia Meloni. Due anni prima, poiché avevo criticato l'estrema destra, fui oggetto di una campagna stampa denigratoria, titolarono L'uomo di M». Scurati/5: «Il Padiglione italiano è funebre, legato a un passato di cento anni fa. Il titolo Radici nel futuro è pessimo. Nelle intenzioni degli organizzatori, le radici sono quelle fasciste. Noi abbiamo altre radici».

Francesca Melandri consiglia di sollevare lo sguardo dall'Italia e rivolgerlo al resto del mondo, dove le democrazie liberali sono in crisi, da Meloni a Orbán, da Putin a Trump. Poi per non essere da meno dà questo giudizio del governo in generale e di chi si occupa di cultura in particolare: «Molti incompetenti, persone di bassa caratura, anche poco oneste e mosse da interessi personali».

Paolo Giordano vede uno schema fisso nella intimidazione degli scrittori: «Ad esempio Christian Raimo, professore, è incappato in procedimenti disciplinari per aver criticato il ministro dell'Istruzione e del merito Valditara». In realtà disse che andava «colpito» come la Morte Nera di Guerre stellari. In precedenza aveva pronunciato frasi sui fascisti «da picchiare». Giordano/2: «Gli scrittori in fondo sono privati cittadini davanti a un potere enorme e minaccioso. Chi ha meno visibilità rischia querele, attacchi sistematici, discredito».

La giornata dell'antifascismo e degli scrittori intimiditi prosegue fitta di strette di mano e di incontri. Dopo l'exploit mattutino, al pomeriggio Paolo Giordano rispiega, questa volta in solitudine, com'è scrivere in un regime illiberale.

Antonio Scurati invece corre allo stand Bompiani-Giunti per presentare il quarto tomo di M, L'ora del destino. La storia si ferma alla caduta del regime, il 25 luglio 1943. Scurati annuncia il quinto tomo, che arriverà alla Liberazione. Uscirà l'anno prossimo per Bompiani, come i precedenti.

Una persecuzione, insomma.

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