Cronache

L'eutanasia di Wilson, il cane che è morto stretto al suo padrone

Una vita trascorsa insieme, poi la malattia e la decisione di staccare dolcemente la spina

L'eutanasia di Wilson,  il cane che è morto stretto al suo padrone

Per chi ci è passato, e ovviamente per chi si trova ad affrontarla ogni giorno, c'è un'asticella che spesso è molto difficile inchiodare in un punto preciso del suo supporto. I nostri animali invecchiano e, valutando il tempo con i nostri parametri, i loro anni scorrono con una velocità impressionante. Fino a ieri era un cucciolo che incespicava sulle orecchie pendule, oggi non si muove più dal tappeto e non sente il guinzaglio.

La vecchiaia porta acciacchi vari oppure porta malattie incurabili e talmente dolorose da superare la potenza degli analgesici e costringere il cane o il gatto a una vita che, glielo si legge negli occhi, non ha più una parvenza di dignità. Giunge il momento, come dicono dolcemente gli inglesi, di «metterli a dormire» e il dialogo tra proprietario e veterinario si fa stretto, ogni giorno.

«Dottore, è proprio giunto il momento?». Talvolta è difficile dare una risposta tranchant e l'asticella si alza, magari per effetto di un minimo miglioramento, poi ineluttabilmente si abbassa di nuovo. E la domanda si ripete.

Mentre in molte civiltà antiche, la morte era accettata e contemplata come il naturale processo finale di una vita, oggi l'uomo la teme, ne ha paura, disegnandone le sembianze con l'immagine di una vecchia che ha in mano un'orribile falce. Anche nei confronti dei propri animali, si trova in balia di sentimenti luttuosi, di emozioni strazianti che il cervello propone come unica via di fronte alla perdita definitiva.

Allora, vale la pena di raccontare una storia diversa, una storia che deve insegnare e fare riflettere. Stephen Rampersad porta il suo adorato pointer Wilson, dal veterinario. Stanno assieme da 14 anni. La diagnosi è impietosa. Wilson ha un cancro ormai diffuso e poco tempo da vivere con l'aiuto della morfina.

Riunita la famiglia, Stephen prende una decisione. «Sarà per lunedì - dice a moglie e figli - ma regaleremo a Wilson il più bel week end che abbia mai avuto».

Sabato e domenica Stephen, la moglie Christen e i figli Jonah e Noah, non lasceranno Wilson un minuto da solo. L'uomo che lavora come pompiere ha un turno anche il sabato, ma chiede al comandante di portarsi dietro il cane. Il graduato, dopo avere saputo come stanno le cose, dà una pacca sulla testa a Wilson e gli promette un lungo giro sul camion dei pompieri, cosa che avviene il sabato durante un intervento di routine.

I colleghi di Stephen, appena hanno un momento libero, vanno a coccolarlo come se fosse il loro cane e, pur essendo uomini temprati come l'acciaio, qualcuno si volta per non fare intravedere gli occhi lucidi.

Wilson amava il ristorante da Shaggy e Shaggy amava trattare Wilson come il miglior cliente. Oltre al suo lavoro come vigile del fuoco, Stephen lavora anche come direttore della manutenzione del ristorante di Pensacola Beach e lo chiamano perché domenica c'è una mostra con pranzo sulla spiaggia.

Potrà andarci con Wilson?

Il padrone, messo al corrente delle condizioni del cane gli risponde che Wilson sarà il benvenuto. Appena arrivato e aperto il camioncino, Stephen è attorniato dai camerieri che sanno tutto.

«Può mangiare quel che vuole?», «Sì, certo, tutto quello di cui ha voglia».

Un cheeseburger, poi un grosso gelato alla vaniglia e una spessa fetta di bacon avanzano trionfanti sulle ciotole portate dai camerieri in livrea. Wilson non ha perso del tutto l'appetito e, di fronte a quelle prelibatezze, non si fa pregare. E tutto il personale lo inonda d'affetto.

Alla fine una passeggiata nella sabbia della spiaggia con tutta la famiglia ed è lunedì, quando nella stanza in penombra della clinica, Wilson si addormenta sereno in braccio a Stephen.

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