Roma - «Noi abbiamo votato la missione in Libano, ma abbiamo detto subito che non eravamo d’accordo con le regole d’ingaggio. Se andremo al governo cambieremo queste regole». In sostanza, servono nuovi compiti per i soldati italiani in Libano, perché quelli assegnati dal governo Prodi non sono chiari al centrodestra. La precisazione di Silvio Berlusconi è arrivata al termine di una giornata di polemiche sulla missione nel Paese dei cedri. Un ritorno - sia negli schieramenti sia nelle cose dette - alle schermaglie di qualche mese fa, quando il ministro degli Esteri Massimo d’Alema, a detta dell’opposizione di centrodestra, assunse una posizione non sufficientemente chiara nei rapporti con il partito islamico di Hezbollah.
Il governo uscente e il Partito democratico hanno interpretato le dichiarazioni che Antonio Martino ha rilasciato a un’agenzia di stampa come un annuncio di disimpegno dal Libano. «Oggi c’è già una reazione da parte delle autorità libanesi. Il presidente del Parlamento ha convocato il nostro ambasciatore per avere spiegazioni», ha avvertito il presidente del Consiglio Romano Prodi facendo riferimento al presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, un alleato sciita di Hezbollah.
Precisazioni anche da Gianfranco Fini: «Andarsene dal Libano sarebbe sbagliato. Aver posto il problema della quantità di militari impegnati in Libano è un’altra cosa. Anche perché abbiamo obblighi internazionali che debbono essere assolti ma dobbiamo anche essere consapevoli che le nostre forze armate hanno uomini e risorse limitate».
Un esordio dei temi di politica estera in campagna elettorale, preannunciato da un’altra polemica, sempre sul Medio Oriente: quella sulle aperture del ministro degli Esteri uscente Massimo D’Alema ad Hamas. Le reazioni del centrodestra al suo auspicio che Israele dialoghi con i fondamentalisti islamici palestinesi sono state «del tutto sconnesse e strumentali». Mentre l’auspicio di Martino sul Libano «è ridicolo». E il riferimento dell’esponente del Pdl a rinunciare ai militari in Libano per mandarli in Irak «Posizioni personali», aveva commentato Berlusconi, precisando che un governo di centrodestra potrebbe al limite pensare di mandare «istruttori militari».
Decisamente contrario a inviare nuovamente militari italiani a Bagdad, il candidato premier del Partito democratico Walter Veltroni: «Da lì stanno venendo via anche gli Stati Uniti. Noi abbiamo responsabilità come italiani ed europei e non possiamo sfuggirle». Così, ha aggiunto D’Alema, «in qualche settimana rischiamo di dilapidare il prestigio internazionale dell’Italia».
Dichiarazioni che, forse per la prima volta, hanno fatto tornare sulla stessa linea Pd e sinistra antagonista, da sempre a favore della missione in Libano. Lì, ha spiegato il candidato premier dell’Arcobaleno Fausto Bertinotti, «siamo accolti da tutti. Io stesso ne ho fatto esperienza incontrando tutte le forze politiche, dal governo a Hezbollah. L’unica cosa che avevano in comune era l’apprezzamento per la missione italiana. Lì le destre vorrebbero uscire, per andare dove? In Irak, dove il popolo è costretto a una lotta drammatica e dove anche negli Stati Uniti tutti riconoscono ormai il fallimento della propria politica in Irak». Al Pdci, le parole di Martino e anche quelle di Berlusconi sono suonate come la dimostrazione che «alla destra piace la guerra». E le conclusioni le ha tratte Iacopo Venier, responsabile Esteri dei Comunisti italiani: «L’Italia - non potrà darsi una politica estera coerente con l’articolo 11 della nostra Costituzione sino a quando non metterà in discussione la Nato».
In disaccordo con entrambi l’Udc Pier Ferdinando Casini che ha definito «irresponsabili» le dichiarazioni di Martino, ma allo stesso tempo considera «assurdo che D’Alema si sia schierato dalla parte di Hamas, che l’Unione europea considera un’unione terroristica».
Rimane sullo sfondo della polemica l’Afghanistan, indicata da Martino come una delle possibili missioni da rafforzare. La sinistra antagonista è contraria. E Berlusconi ha ricordato che è l’Onu a chiederci di rafforzare il contingente. Nessun commento dal Pd.
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