Via libera all’accordo sulla nuova governance europea

Via libera dei ministri finanziari dell’Ue alla riforma della governance europea, che renderà più stringenti le regole per i bilanci pubblici. Il «sì» definitivo arriverà dai capi di Stato e di governo la settimana prossima. «Per l’Italia è stato un accordo molto buono», commenta Giulio Tremonti. La riforma del Patto di stabilità terrà infatti conto di «tutti i fattori rilevanti che determinano la stabilità finanziaria» di un Paese, compresi l’indebitamento privato e quello previdenziale. Le nuove regole piacciono ai ministri delle Finanze, ma non a Jean-Claude Trichet. «Quel che stiamo facendo a livello di governance non basta - fa mettere a verbale dell’Ecofin il presidente della Bce -: i miglioramenti che stiamo introducendo non sono sufficienti per rispondere efficacemente alla crisi». La Banca insiste per l’adozione di misure più severe, ed automatiche, nei confronti dei Paesi inadempienti.
É il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, a riepilogare i punti principali del nuovo Patto. Per quanto riguarda la parte «preventiva», è confermata l’esigenza di mantenere la disciplina di bilancio anche quando tutto va bene. Per quanto riguarda la parte «correttiva», i Paesi ad alto debito, come l’Italia, dovranno attuare riduzioni dei deficit da valutare caso per caso. Neppure la «regola del ventesimo» (la riduzione del debito in eccesso di un ventesimo l’anno in tre anni) sarà automatica: la situazione di ogni Paese sarà analizzata tenendo conto di fattori rilevanti come il debito privato. La riduzione partirà tra anni dopo la chiusura della procedura per deficit eccessivo: il 2015 per l’Italia. Inoltre, la spesa pubblica annuale non potrà superare una certa soglia in rapporto alla crescita del pil. Sono previste sanzioni «semi-automatiche», come depositi infruttiferi e multe fino allo 0,1% del pil: le comminerà la Commissione, ma potranno essere respinte dall’Ecofin a maggioranza qualificata.
Per quanto riguarda il fondo salva-Stati, il negoziato è chiuso sull’entità delle «munizioni» a disposizione: 440 miliardi, che saliranno a 500 quando entrerà in funzione, nel 2013, l’European Stability Mechanism. Da decidere ancora le modalità di finanziamento: in linea di massima la garazia sarà degli Stati membri. La riforma, spiega ancora Tremonti, «sarà la base per arrivare agli eurobond».
Niente da fare, invece, sulle nuove regole per le vendite allo scoperto (short selling) e per i credit default swap, sollecitate da Germania e Francia. L’opposizione di 10 Paesi, tra cui l’Italia, ha bloccato la decisione.

«Sono più di altri contro la speculazione - spiega il ministro dell’Economia - ma su certe cose bisogna stare attenti». Tremonti è anche favorevole a concedere all’Irlanda una maggiore flessibilità, in particolare sulla bassa corporate tax: «Toglierla di colpo non conviene né a loro né a noi».

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