Il via libera del Quirinale: il governo vada avanti

Dopo i risultati delle amministrative il capo dello Stato chiede il massimo della coesione tra le istituzioni nell'interesse del Paese. Niente crisi, dunque, e nessuna "dimissione preventiva" dell'esecutivo in vista della verifica di fine mese

Il via libera del Quirinale: il governo vada avanti

Roma - Niente crisi, nessuna «dimissione preventiva» in vista della verifica parlamentare del mese prossimo. Anzi: il governo, se può, vada avanti e governi. Il Quirinale dunque non offre sponde al centrosinistra che chiede la testa del Cav. Non è il modo e non è neanche il momento. Siamo infatti, spiega Giorgio Napolitano, nel mezzo di «una difficile situazione economica. Non servono strappi, ma «il massimo della coesione» e «un nuovo grande impegno collettivo» per superare questo periodo buio. La campagna elettorale è finita, ora vediamo di abbassare i toni e di metterci a lavorare.

Dal Colle non arriva ovviamente alcuna valutazione ufficiale sul risultato delle amministrative. Le elezioni, questa è la linea, sono «un grande esercizio di democrazia che si segue e non si commenta». Ma un occhio sullo scenario che si apre, alla luce di quanto è accaduto a Milano e Napoli, il capo dello Stato l’ha già dato. Il dibattito parlamentare sui nuovi assetti della maggioranza dopo l’ingresso dei responsabili nella squadra, sollecitato qualche settimana fa dal presidente, si terrà solo dopo il 20 giugno. Ma nel frattempo Napolitano vuole assicurarsi che l’inevitabile chiarimento politico che ci sarà non si traduca in uno stato di paralisi ulteriore dell’azione di governo, proprio adesso che abbiamo bisogno soprattutto di stabilità e di certezze.

Così, attraverso il tradizionale messaggio ai prefetti in occasione della festa della Repubblica, il capo dello Stato manda un avviso a tutto il mondo politico. L’avvertimento è abbastanza chiaro: «Le celebrazioni per l’unità d’Italia - scrive - sono state caratterizzate da una straordinaria e calorosa partecipazione dei cittadini, a conferma dell’esistenza di un forte e diffuso sentimento di unità nazionale, prezioso per suscitare quel grande impegno collettivo di cui il Paese ha bisogno nell’attuale difficile situazione economica».

Insomma, al di là delle lecite differenze di opinioni, l’Italia va amministrata e i problemi vanno risolti. Finché ha i numeri alle Camere, Berlusconi deve andare avanti, pensando a governare e non a entrare in conflitto con altri organi dello Stato. Quello che serve adesso, insiste Napolitano, «è di garantire il massimo della coesione tra le istituzioni chiamate a operare nel comune interesse dello sviluppo economico, sociale e civile».

Dialogo e riforme, questa quindi la ricetta del Colle per uscire dal pantano. L’Italia ha bisogno di «un rinnovato slancio», mantenendo, come «punto di riferimento, l’ancoraggio all’unità e l’indivisibilità della nazione e il dovere di tutela dei diritti fondamentali dei cittadini».

Concetti che nei prossimi giorni Napolitano ripeterà più volte. Il programma delle celebrazioni del 2 giugno è stato rimodellato per la coincidenza con i 150 anni della Repubblica, che vedrà la presenza a Roma di 42 leader stranieri: dal russo Medvedev al numero due americano Biden, da re Juan Carlos all’afgano Karzai, dal vicepresidente cinese Xi Jin Ping al capo dell’autorità palestinese Abu Mazen.

Dopo il ricevimento per il corpo diplomatico, l’agenda del presidente prevede per oggi una serie di colloqui bilaterali e per domani la sfilata ai Fori imperiali e il pranzo offerto alle delegazioni. Le cerimonie si concluderanno il 5 giugno, con l’apertura dei giardini. Una domenica di famiglie, bande e bandiere con l’ennesimo appello a remare tutti dalla stessa parte.

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