«Via libera di Tremonti a un accordo A2A-Edf»

La vicenda che riguarda i futuri assetti proprietari di Edison ieri ha registrato una svolta, seppur informale, a livello politico. L’assessore al Bilancio del Comune di Milano, Bruno Tabacci, ha riferito di un colloquio avvenuto in mattinata tra il sindaco Giuliano Pisapia e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, durante il quale quest’ultimo avrebbe dato il proprio via libera a un accordo tra A2A, la controllata dei Comuni di Milano e di Brescia, e i francesi di Edf. Pisapia ha chiesto «di ridefinire con il governo francese una base che sia più favorevole rispetto a quella dell’accordo della scorsa primavera - ha spiegato Tabacci - e poi di capire se la Cassa depositi e prestiti possa giocare un ruolo preciso». Per Tremonti «non ci sarebbe opposizione da parte del governo a trovare un punto di incontro con i francesi», ha riferito ancora l’assessore, che ha aggiunto: «Il problema è dove si colloca questo punto. La partita è ancora molto aperta. Finora si è difeso l’accordo della primavera scorsa, ma ci sono degli elementi di criticità che andrebbero corretti».
La linea di fondo, insomma, sembra tracciata: l’ostilità che portò Tremonti, in marzo, a bloccare un accordo che sembrava ormai fatto, è superata, anche perché il polverone sollevato dal passaggio di Parmalat ai francesi di Lactalis si è quietato. Ma ora il ministro sembra avere un diverso intendimento: quello di poter affermare che l’accordo, da chiudere entro il 14 settembre, sarà migliore di quello di marzo. In altre parole, che il suo stop precipitoso di allora alla fine avrà procurato beneficio e non danno alla componente italiana.
É proprio su questi concetti migliorativi, ancora non ben definiti, che si giocherà la trattativa tra A2A e i francesi. Ieri il consiglio di gestione della multiutility lombarda ha dato formale incarico al presidente Giuliano Zuccoli e al direttore generale Renato Ravanelli a trattare con i francesi. La base di partenza è quella disegnata in primavera, che a grandi linee prevedeva la redistribuzione del patrimonio di Edipower tra Edison e Delmi, la holding italiana dei soci di Edison. La discussione si riaprià sui valori, mentre il peso italiano in Edison dovrebbe configurarsi con il 30% del capitale (ma non è ancora chiaro il destino di Transalpina di energia, la joint-venture paritetica tra Edf e Delmi che oggi possiede il 61,3% di Edison). Italiano sarà, come oggi, anche il presidente.
Oggetto di definizione anche la way-out, la via d’uscita da inserire nei patti e che assumerà i termini di una put (diritto a vendere). La discussione è aperta sui parametri di valore, che possono essere legati al patrimonio netto, all’andamento di Borsa o un mix di entrambi. Nel bilancio di Delmi il titolo Edison è in carico a 1,5 euro, contro l’attuale valore di mercato di 0,82, da tempo sui minimi storici. Gli italiani vorrebbero evitare o limitare le minusvalenze, ma l’interesse dei francesi sta all’opposto.
Un ruolo nelle trattative lo avrà anche Iren, la multiutility piemontese-ligure-emiliana, che pur con il suo 15% di Delmi lamenta di sentirsi tagliata fuori. Ieri il direttore generale, Andrea Viero, ha incontrato a questo scopo Giuliano Zuccoli.

Il calendario indica, poi, due appuntamenti: giovedì si riunirà il cda di Delmi, che dovrà designare il vicepresidente, ma che sarà un’ulteriore occasione di dibattito. Lunedì 25 saranno resi noti i conti del primo semestre di Edison.

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