Liberaldemocratici inglesi travolti dall’ennesimo scandalo sessuale

Aspirante alla leadership ammette rapporti gay. Per lo stesso motivo aveva rinunciato un altro candidato

Liberaldemocratici inglesi travolti dall’ennesimo scandalo sessuale

Erica Orsini

da Londra

Non c'è pace per i liberaldemocratici britannici. Nel giro di poche settimane il partito ha perso il leader e due dei candidati alla sua guida sono rimasti coinvolti in scandali di natura sessuale. Colleghi e elettori guardano quindi sconcertati la terza forza politica del Paese disgregarsi sotto i loro occhi. Un partito in profonda crisi d'identità alla disperata ricerca di una ritrovata unità si avvia dunque alla data del primo marzo, giorno in cui dovrebbe venir eletto il nuovo leader.
Giovedì scorso, termine ultimo per la presentazione della candidature, Simon Hughes, presidente del partito e candidato favorito nella corsa per la sostituzione di Kennedy, ha ammesso di aver avuto relazioni omosessuali, oltre che etero. Nulla di che vergognarsi, se non fosse per la malaugurata coincidenza che vede l'ammissione di Hughes pericolosamente vicina allo scandalo che la scorsa settimana ha travolto Mark Oaten, suo collega e avversario nelle elezioni interne. Oaten era stato costretto ad abbandonare la scena politica poco dignitosamente dopo che il settimanale News of the World aveva scoperto la sua relazione con un ragazzo squillo. Sposato e con un figlio, il deputato, che aveva costruito tutta la sua immagine politica sul classico «family man» si è dimesso in tutta fretta il giorno prima che il settimanale scandalistico uscisse nelle edicole, scusandosi con gli amici, i familiari e i colleghi di lavoro per il grande imbarazzo che il suo «errore di comportamento» aveva provocato.
Una brutta storia la sua, al cui confronto la passioncella per l'alcol di Charles Kennedy sembra quasi un vizio da nulla. Gli «anziani» del partito stavano ancora tentando di richiamare tutti all'unità quando ci si è messo pure Hughes con le sue ultime dichiarazioni. Anche queste «indotte» in un certo senso dalla stampa «cattiva». «In queste ultime settimane la situazione era divenuta ingestibile - ha dichiarato Hughes alla Bbc - perchè ogni giorno sui giornali apparivano nuove accuse, molte delle quali false». A quel punto il deputato ha deciso di farsi avanti e dire finalmente la sua verità, scusandosi con la gente perchè in passato aveva mentito sul suo orientamento sessuale. Sia al Sun che all'Independent infatti Hughes aveva dichiarato di non essere gay, dicendo anzi di aver spesso pensato di sposarsi ma di non averlo poi mai fatto.
Le rivelazioni di questi giorni non hanno però indotto il candidato a ritirarsi dalla corsa alla leadership del partito. «Credo che la gente abbia diritto ad una vita privata, a condizione che questa non interferisca con le responsabilità pubbliche - ha dichiarato Hughes -. Sono sempre stato convinto che nella moderna Gran Bretagna le inclinazioni sessuali non debbano essere un ostacolo alla vita pubblica. E non credo peraltro di aver mai fatto qualcosa che abbia compromesso la mia capacità di servire gli elettori o di adempiere gli incarichi che ho assunto e che intendo assumere.

Per vedere se anche i suoi colleghi sono di vedute così ampie e se preferiranno la sincerità di Hughes agli altri due candidati, l'ex leader Menzies Campbell e il nuovo contendente Chris Huhne, basterà attendere il 2 marzo.

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