La libertà di culto non dà agli islamici la licenza di uccidere

Scrivo in merito alla vicenda che ha visto come protagonista un padre marocchino uccidere la figlia colpevole di essersi fidanzata con un italiano «non islamico». Anche se i media ci stanno propinando che la tragedia è da attribuirsi alla differenza di età tra i due giovani, fatto che la cultura islamica ritiene trascurabile tanto che non sono rari matrimoni tra uomini molto avanti con l’età e giovani donne minorenni. Contrariamente alla maggior parte dei suoi lettori io mi schiero, seppur non condividendo il gesto, dalla parte del Padre islamico. E spiego il perché. Oramai in Italia esiste un dogma che consiste nella realizzazione della società multiculturale, multietnica e multireligiosa senza se e senza ma, cosa ampiamente caldeggiata sia dall’intera galassia dei partiti della sinistra e purtroppo da un’altrettanta bella fetta della galassia dei partiti di destra. Quindi secondo il mio modesto parere il padre ha agito come i dettami della sua religione impongono e visto che l’islam seppur non riconosciuto dallo Stato è legale in Italia, non vedo dove sia lo scandalo. Quindi i casi sono due o si mette fuorilegge la religione islamica in quanto contrasta con i dettami della costituzione o si accettano casi di questo tipo che col passare del tempo diventeranno sempre più frequenti senza il bisogno di scandalizzarci troppo.

E aggiungo un’ultima cosa: nel caso in cui la politica insista con il dogma della società multiculturale multietnica e multireligiosa dovremmo attrezzarci affinché reati del genere vengano giudicati da tribunali islamici in quanto l'islam riconosce la shaaria come unica fonte di diritto.
Viareggio

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