La libertà di stampa della sinistra? Nascondere la pallottola per Silvio

RomaCritichi Napolitano? La stampa ti spara addosso. Speri che sparino in faccia a Berlusconi? La stampa tace. Due giorni fa un giovane dirigente del Pd di Modena invoca un killer per il premier: «Ma santo cielo - impreca sul web - possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi?». Il suo pensiero piace a un paio di suoi amici che condividono la sua inquietudine e sottoscrivono lo scritto grondante odio. Se ne accorgono, però, due esponenti del Pdl, uno dei quali, che lo conosce bene, lo redarguisce: «Ma che dici? Le pallottole non si tirano in testa a nessuno!». La notizia giunge alle redazioni di tutt’Italia, Ansa inclusa, e scoppia il putiferio. L’aspirante Che Guevara del Duemila tace per ore pensando che, in fondo, che male c’è? A sinistra non ripetiamo da mesi che siamo in un regime? Che il Caimano è un pericolo? Che l’Egoarca è un tiranno? Che il Cavaliere è Mussolini, Hitler, Stalin, Videla, Saddam? E la dittatura non si riforma, si abbatte. Il partito imbarazzato lo sconfessa, lui cancella tutto e fa mea culpa.
Un compagno che sbaglia, devono aver pensato all’Unità, visto che sul quotidiano della De Gregorio, ieri, della notizia nemmeno l’ombra: si parla di beghe interne al Pd, di De Magistris, del monito dell’Onu all’Italia sul caso omofobia, della Bindi umiliata e offesa dal Cavaliere, degli altolà di Fini al premier e perfino di Norberto Bobbio che diceva che la destra è cattiva. Vabbè ma l’Unità è l’Unità. La Repubblica, allora: eccolo. Trovato! Titolo dell’editoriale in prima pagina a firma Gustavo Zagrebelsky: «La democrazia delegittimata». Sarà questo. Poi uno si legge il pistolotto che però non fa alcun accenno al piombo in testa al presidente del Consiglio. L’autorevole giurista ci ricorda invece che «La nostra è una Repubblica parlamentare. Non è, almeno per ora, un regime di investitura popolare di un sol uomo». Aridaje. All’interno del quotidiano: Fini che frena Berlusconi, il Pdl che preparerebbe il colpo di spugna sulla par condicio, le solite dieci domande, l’Onu che bacchetta l’Italia, la scomparsa della Angiolillo regina dei salotti, l’ennesimo appello (dignità delle donne) cui hanno aderito pure la Mazzantini e la storica Liliana Picciotto. Forse sul Riformista, allora. Macché. Silenzio pure lì. Si legge di Fini che stoppa il premier, dell’ottobre nero della Carfagna, di La Russa che comiziava in San Babila negli anni Settanta ma dell’appello «Sparate a Silvio» neppure una riga. La Stampa forse? Eccola! Trovata finalmente! La notizia relegata in un boxino stile formica al piede di pagina tre. Fine. Ne parla pure il travagliesco Il Fatto, nelle ultime pagine. L’episodio di Modena è commentato così: «Il ragazzo deve imparare che in rete il confine tra pubblico e privato è sottile. E a 21 anni non si può non saperlo». Della serie: hai ragione a reclamare che qualcuno prema il grilletto in faccia a Silvio, ma almeno non gridarlo in piazza. Dillo, ma dillo sottovoce, pischello.
Silenzio (fuor d’ironia) di tomba su Terra, quotidiano ecologista dei Verdi; su L’Altro, giornale dell’altra Sinistra; sul Manifesto, foglio comunista e su Liberal, quotidiano vicino al centro. A dare la notizia, insomma, soltanto il Giornale, Libero, Quotidiano Nazionale e il Corriere della Sera. Via Solferino sceglie un taglio basso, pagina 8, ma almeno lo richiama in prima pagina e informa i suoi lettori su un episodio che la dice lunga sul clima torrido che investe il dibattito politico attuale. Ma gli altri? Strano regime, quello berlusconiano, reo di imbavagliare l’informazione.

Se il Giornale e Libero osano criticare il capo dello Stato, apriti cielo: lesa maestà, non si può, non si deve, vilipendio, vergogna! Titoli in prima pagina, condanna, solidarietà al Colle, sdegno della grande stampa. Se, sulla scorta dell’«uccidere Berlusconi non è reato», s’invocano proiettili nel cranio di Silvio, la stessa grande stampa sta muta come una triglia.

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