«La libertà, ultima finzione dell’egoismo»

Libertà? quale è la libertà dell’uomo in natura? è la libertà che tutte le parti dell’universo hanno: in quanto vivono secondo la loro legge senza averne coscienza. Ma se ne acquistano coscienza hanno nello stesso tempo la conoscenza che questa legge è la loro perché deve esser la loro e che tanto sono schiave quanto dura la loro vita. Così la vita dell’uomo in natura quando cessi dall’esser bestiale è vita schiava e cosciente di questa schiavitù. Non altrimenti schiave sono le bestie fulve individualistiche dei nostri tempi. \
Risolvere problemi, sciogliere indovinelli, intrecciar paglia a far cappelli, fare gli equilibristi, i funamboli, gli istrioni: questa è la filosofia. - Uno l’ha preso da questa parte il problema della conoscenza? Bestia! Coglione! Bisognava prenderlo dall’altra, cambia nome alla parte, cambia nome al risultato: ecco una nuova «scoperta» (c’est le mot) filosofica. Va’! che sei battezzato.
Questa dovrebbe essere libertà? o libertà dovrebbe essere nelle fotografie che le arti ti fanno compiacenti di queste tue forze? come le fotografie dei corridori in pista. - Libertà dovrebbe esserci nei fonogrammi degli urli che emetti in questi tuoi magnanimi sforzi? Le cataratte di note che le sinfonie ti scaraventano addosso bene ti titillano l’orecchio e l’anima, mentre con sagge leggi armoniche sembrano quasi trarre l’unità dell’essere e la serenità della divina contemplazione. - Ahimè libertà del pensiero, e omnino libertà dell’uomo, a che questa nostra faticosa ricerca, per questa suprema illusione, per questa ultima finzione del nostro egoismo?
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No, il mondo è il mio mondo e nel mio mondo sono «io» il primo e l’ultimo, non trovo niente di fatto prima di me, non mi posso affidare che niente venga fatto dopo di me, ma devo prender su di me la responsabilità della mia vita come la devo vivere, che su altri non può ricadere; aver io stesso in me la sicurezza della mia vita che altri non mi può dare, creare io il mondo come io lo voglio, che prima di me non esiste: devo esser padrone e non schiavo nella mia casa.

Aver fatto non mi giova ma fare, in qual modo lo faccio, poiché non c’è premio dagli altri, che non sono per me, né dalla cosa fatta, che com’è fatta così non è, ma per giungere a fare tutto in un punto: in questo vivendo in tutte le cose tutto me stesso, poiché io sono il primo e sono anche l’ultimo.

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