Guerra Libia

Libia, Obama non esclude invio truppe di terra Ma la Russia dice no: porremo il veto all'Onu

Gli aerei da ricognizione Awacs della Nato sorvegliano 24 ore su 24 sui cieli della Libia. "Basta attacchi ai civili, non staremo più a guardare", ha detto il segretario Rasmussen. Si va verso la "no-fly zone". Allo studio anche l'intervento militare. Frattini: "Ma serve il sì di Lega araba e Unione africana"

Libia, Obama non esclude invio truppe di terra 
Ma la Russia dice no: porremo il veto all'Onu

Washington - La comunità internazionale è sempre più preoccupata per ciò che sta accadendo in Libia. All'orizzonte si profila un intervento militare, ma l’invio di truppe terrestri resta solo un'ipotesi che, per il momento, non è in cima alla lista. Intanto alcuni aerei da ricognizione Awacs della Nato stanno sorvegliando 24 ore su 24 i cieli della Libia. Lo ha reso noto Ivo Daalder, rappresentante permanente degli Stati Uniti alla Nato, che con le Nazioni Unite lancia un monito a Gheddafi: basta attacchi sui civili. Intanto la Casa bianca ammette che l'opzione militare è allo studio.

Le diplomazie a lavoro Secondo fonti occidentali del Consiglio di Sicurezza l’obiettivo di Francia e Gb, appoggiati dagli Usa, è di essere pronti a intervenire in caso di un peggioramento della situazione. "Non ci sono né calendario né scadenze", hanno precisato le fonti, confermando che Russia e Cina sono al momento contrarie, anche se "seguono con grande interesse" il progressivo coinvolgimento dei paesi arabi, pronti a intervenire sotto una forma o l’altra.

Fornitura armi ai ribelli Tra le numerose possibilità al vaglio ci sono anche forniture dirette di armi agli insorti. "L’opzione di fornire loro assistenza militare è sul tappeto, perché nessuna delle opzioni possibili ne è stata rimossa", ha quindi tagliato corto Carney, pur puntualizzando che, se si sta agendo rapidamente nelle varie valutazioni, gli Stati Uniti vogliono tuttavia evitare di anticipare gli eventi sul campo. L’ammissione del portavoce della Presidenza americana in qualche modo avalla le indiscrezioni riferite dal quotidiano britannico The Independent, secondo cui Washington avrebbe chiesto all’Arabia Saudita di provvedere di armamenti i nemici del regime di Gheddafi, così da evitare un proprio coinvogimento diretto, senza peraltro aver ricevuto risposte di sorta da Riad. 

Obama valuta l'opzione militare Per gestire la difficile situazione in Libia la Nato "sta valutando le opzioni a disposizione, compresa la possibilità di operazioni militari". Lo ha detto Obama, parlando dopo un incontro con il primo ministro australiano Julia Gillard. Il presidente americano, come aveva già fatto nei giorni scorsi, ha condannato "le violenze ingiustificate e inaccettabili" perpetrate da Gheddafi e ha ribadito che anche "i collaboratori del leader libico saranno considerati responsabili" di quanto sta succedendo nel paese nordafricano.

La Russia dice no Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha ribadito la sua opposizione a un intervento militare in Libia. Lo ha riferito l’agenzia Ria Novosti, citata dalla Bbc, che ricorda come la Russia abbia potere di veto su qualsiasi risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.  

Nato: ultimatum al Colonnello "Se Gheddafi e il suo regime continueranno ad attaccare sistematicamente la popolazione civile, non posso immaginare che la comunità internazionale e l’Onu rimangano a guardare". E' quello che arriva dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. "Noi condanniamo fortemente l’uso della forza contro la popolazione libica. La violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale è oltraggiosa" spiega Rasmussen nel corso della sua conferenza stampa mensile.

Verso la no-fly zone "Sia chiaro - prosegue il segretario generale della Nato - noi non abbiamo alcuna intenzione di intervenire in Libia. Ma ci stiamo preparando a ogni eventualità. Come organizzazione di sicurezza il nostro lavoro è quello di pianificare ogni eventualità". Rasmussen ribadisce come alla Nato non sia stato richiesto di intervenire: "Ogni nostro intervento - ha spiegato - potrà essere realizzato solo dietro mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu" a partire dalla possibilità di creare una no-fly zone sulla Libia. "Un’operazione questa - ha spiegato Rasmussen - chiaramente di carattere militare". Gran Bretagna e Francia stanno preparando una risoluzione Onu sulla "no-fly zone" che potrebbe essere già presentata al Consiglio di Sicurezza questa settimana. Lo hanno reso noto fonti diplomatiche.

Frattini: solo con il sì di Lega araba e Unione africana Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si dice favorevole ad una no fly zone sulla Libia a patto che ci sia un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu, una deliberazione della Nato e una non opposizione della Lega araba e dell’Unione africana. Nel corso della registrazione di Porta a Porta, il titolare della Farnesina ha spiegato di condividere quanto detto oggi dal segretario della Nato Rasmussen: "L’attacco ai civili crea le condizioni per una riflessione sulla no fly zone. Si tratta di imporre un’area nella quale è vietato volare ma è evidente che per renderla credibile bisogna stabilire che se viene violata altri aerei si alzeranno in volo e spareranno contro quelli di Gheddafi". Per fare questo - ha spiegato Frattini - "ci vuole un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu e una deliberazione della Nato. E aggiungo come condizioni imprescindibile la non contrarietà della Lega araba e dell’Unione africana".

Maroni: "Sarebbe un errore" "Mi pare di sentir parlare di interventi militari e credo che sarebbe un errore molto grave" dice il ministro dell’Interno Roberto Maroni. A Maroni è stato chiesto di precisare il suo pensiero dopo le affermazioni fatte nei giorni scorsi sul ruolo degli Usa nella crisi libica. "Le mie parole sono state interpretate nel modo sbagliato. Semplicemente - spiega - io credo, e lo ha detto anche la Clinton che se si interviene nel modo sbagliato la Libia può trasformarsi nel nuovo Afghanistan e nella nuova Somalia, tutto cioè nelle mani dei terroristi. Tutto vogliamo tranne che questo. Per questo ho detto - ha concluso - che è necessario che l’Europa vari un piano di aiuti, il piano Marshall di cui ha parlato anche Berlusconi".

Ue: estese le sanzioni Il congelamento dei beni del regime Gheddafi da parte dell’Ue sarà esteso anche alla Libyan investment authority (Lia) e altri fondi d’investimento libici: lo si apprende a Bruxelles dove è in corso la procedura per ampliare la lista dei beni libici sottoposti a blocco da giovedì scorso.

Su questa nuova iniziativa, secondo fonti comunitarie, "c’è già una sostanziale intesa politica tra i 27" e il provvedimento sarà operativo nell’arco di pochissimi giorni.

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