Licenze ai bar, decide il Comune

Stop alla concorrenza «selvaggia» di bar e ristoranti. L’Epam (associazione milanese dei pubblici esercizi) ha accolto con un sospiro di sollievo la sentenza del Consiglio di Stato che nei giorni scorsi ha accolto il ricorso presentato dal Comune sulla regolazione delle aperture dei pubblici esercizi. Un ritorno al passato che una volta tanto è particolarmente gradito. Fino al novembre del 2007 infatti per ottenere la concessione di una licenza bisognava passare dal Comune, che stabilisce la distribuzione di bar e ristoranti zona per zona. «Così - spiega il presidente dell’Epam, Lino Stoppani - si evita la deregulation, situazioni in cui c’è una concentrazione eccessiva di attività su un’area e la quasi totale assenza in periferia. Il sistema di concorrenza selvaggia invece mette a rischio sia i guadagni dei commercianti, la qualità dei prodotti, le garanzie igienico-sanitarie». Lo scorso novembre però il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso di un imprenditore e ha messo a rischio il controllo di Palazzo Marino sulla distribuzione dei locali nel territorio. Immediato il ricorso del Comune al Consiglio di Stato, appoggiato anche dall’Epam e dalla Regione. Fino alla sentenza dei giorni scorsi (il 28 marzo per l’esattezza), che ha dato ragione all’amministrazione e riportato alle vecchie regole.
«È un risultato importante - ribadisce Stoppani -, ristabilisce un livello di concorrenza adeguato, che permette di garantire la qualità e le condizioni sanitarie adeguate. E riconosce il valore sociale dei pubblici esercizi, che specie in periferia sono come un servizio ai cittadini».

Il Consiglio di Stato «salva» comunque quelle autorizzazioni che sono state concesse tra il pronunciamento del Tar, a novembre, e l’ordinanza del Consiglio di Stato dei giorni scorsi. «Mantenere criteri di programmazione delle nuove aperture - fa presente il presidente dell’Epam - è ancora più importante in prospettiva degli sviluppi urbanistici che ci saranno con l’Expo 2015».

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