Al Lido brividi (di piacere) per il remake di "Suspiria"

Applausi per la pellicola horror italiana che non sbiadisce nel confronto con l'originale

Al Lido brividi (di piacere) per il remake di "Suspiria"

da Venezia

Complesso, stratificato, avvolgente e sorprendente. Luca Guadagnino, il nostro regista più contemporaneo, firma la sua opera più ambiziosa, in concorso alla Mostra di Venezia e accolta da tanti applausi e qualche fischio alla prima proiezione stampa. Prendendo come canovaccio il film Suspiria, uno dei capolavori di Dario Argento, lo tradisce per tradurlo in un film attualissimo anche se ambientato tra le due Germanie nel 1977, proprio l'anno di uscita dell'originale del maestro dell'horror che, dopo aver venduto i diritti del film, è sembrato un po' pentirsene. Trasformando dunque la sceneggiatura scritta da Dario Argento con Daria Nicolodi, sua compagna all'epoca, in un film che rispecchia anche un modo di vedere la storia contemporanea attraverso gli occhi di un regista di una generazione, quella del '71, che quell'epoca sostanzialmente non l'ha vissuta. Senza tralasciare anche dei riferimenti al nazismo, alle vite divise, alle storie d'amore finite sui cuori intagliati su un muro che superano però il tempo (attenzione alla sequenza finale dopo i titoli di coda). Ecco perché il ricercatissimo e sorprendente colore rosso dell'originale Suspiria sbiadisce in quello di una grigissima Berlino dove, alla scuola di danza diretta da Madame Blanc (interpretata da Tilda Swinton che ricorda Pina Bausch e che ha altri due ruoli misteriosi tutti da scoprire), arriva la giovane ballerina statunitense Susie Bannion (Dakota Johnson che torna al lavorare con il regista palermitano dopo A Bigger Splash). All'interno l'atmosfera non è priva di tensione anche perché una ragazza, Patricia (Chloë Grace Moretz), è scomparsa mentre all'esterno la città è sconvolta dalle azioni della banda terroristica Raf: la radio e la tv trasmettono la cronaca drammatica del braccio di ferro con il governo durante il sequestro del capo della Confindustria tedesca, Hanns-Martin Schleyer, già membro del partito nazista. Parallelamente alle lezioni di danza impartite dalla rigida direttrice, seguiamo anche la storia di uno psicoterapeuta che inizia a indagare sugli strani fenomeni che accadono nella scuola dove è evidente che ci sia una presenza oscura molto interessata alla nuova arrivata.

Film solo di donne (c'è anche Jessica Harper che era la protagonista del film originale di Argento), dove i pochi uomini vengono anche sbeffeggiati (due poliziotti che indagano nella scuola vengono denudati e ipnotizzati), sembra urlare «tremate, tremate, le streghe sono tornate» proprio nell'epoca giusta, quella in cui il #metoo è all'ordine del giorno. Ovviamente l'idea del film è precedente all'attualità di questo movimento ma certo sa raccontare bene, attraverso soprattutto lo strumento della danza, che è un vero e proprio personaggio del film (le coreografie sono di Damien Jalet), la forza delle donne quando riescono ad avere il potere. Qui il riferimento è alla intricata storia delle tre madri, Mater Lacrimarum, Mater Suspiriorum e Mater Tenebrarum che lo stesso Argento ha preso dal romanzo Suspiria De Profundis di Thomas de Quincey. Sull'argomento l'attrice di quasi tutti i film di Guadagnino («Siamo quasi parenti ormai», scherza) vuole dire la sua: «Le donne girano film bellissimi che non sempre vengono distribuiti. Lo scorso giugno la scomparsa della grande Kira Muratova è passata inosservata. Il cinema deve comunque rimanere uno stato libero dal gender».

Esteticamente debitore di certi volti del cinema di Fassbinder, Suspiria trova la sua forza travolgente nella messa in scena proprio delle sequenze più oniriche e irrazionali. Grazie a una consapevolezza del mezzo cinematografico di cui Guadagnino è maestro e dal montaggio di Walter Fasano che riscrive le dinamiche a cui siamo abituati nei cosiddetti film dell'orrore.

Dario Argento in un'intervista a Repubblica dà un giudizio sul film dell'allievo: «Guadagnino l'ha affrontato in un modo diverso, non è la stessa cosa. Io ho fatto un film feroce raccontando le cose terribili che avevo dentro. Lui ha fatto un film più delicato, meno horror. Non rispecchia il film originale».

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