Liegi, ritorno al futuro Dalle vecchie fabbriche a musei e gastronomia

Fino a dieci anni fa era conosciuta solo per l'industria metallurgica, oggi è fra le città più esuberanti del nord Europa

Elena Luraghi

Se Liegi sta vivendo un nuovo Rinascimento lo deve a Michel Firket. L'assessore al turismo e al patrimonio, artefice della rinascita di questa bella città bagnata dalla Mosa la terza del Belgio dopo Bruxelles e Anversa si è sempre rivelato un uomo di parola.

Quello che ha promesso ha fatto, e quello che sta per fare la grande biblioteca regionale e un centro culturale/residenziale nel sito dell'Expo Internazionale dell'Acqua del 1939 andrà presto a sommarsi all'elenco di opere che hanno catapultato l'ex città industriale nell'Olimpo delle nuove mete turistiche del continente. «L'importante è dimostrarsi un partner affidabile», conferma l'assessore. «Se apri e chiudi i cantieri dei lavori nei tempi pattuiti non è difficile ottenere finanziamenti europei a favore di progetti architettonici per la comunità».

Grazie a Firket, ai fondi Ue e alla voglia di scrollarsi di dosso la fama di città dell'industria metallurgica con scarso appeal turistico, Liegi è così entrata a pieno titolo in quel ristretto elenco di destinazioni che si sono imposte come modello di rinascita urbana. Prima è arrivata la stazione di Calatrava per i treni ad alta velocità, una «cattedrale» di vetro dove i materiali diventano parte di una sinfonia organica, secondo la nota filosofia dell'archistar spagnola; un'architettura a forma di occhio (qualcuno dice anche di razza) che colpisce per grandeur e leggerezza estetica, dove una volta all'anno si organizzano mostre di primo piano come la retrospettiva su Dalì (www.expodali.be).

Nell'intenzione di Calatrava doveva esserci anche un canale navigabile fino alla Mosa, ma i costi proibitivi hanno fatto optare per un'esplanade pedonale che mette idealmente in contatto i binari con l'Outremeuse l'isola chiusa nell'abbraccio del fiume grazie a una passerella nuova fiammante di legno e acciaio bianco.

Questo ponte di quasi 300 metri, di cui 163 sospesi sull'acqua, crea un elegante collegamento fra il centro cittadino e il sito che nel 1905 è stato sede di un'altra, più importante, Esposizione Universale: quella per i 75 anni dell'indipendenza del Belgio.

Della cittadella Art Nouveau che poco più di un secolo fa aveva portato la piccola Liegi sotto gli occhi del mondo era rimasto in piedi un unico edificio, il Palazzo della Boverie (www.laboverie.com). Chiuso per anni, è stato riaperto lo scorso maggio grazie al restauro di un progettista locale, Paul Hautecler, e all'estensione firmata da Rudy Ricciotti che l'ha trasformato in un museo vestito di luce e di suggestioni; in totale fanno 50.000 mq di superficie espositiva destinati alle opere della collezione permanente (tra cui Picasso, Gauguin, Kokoschka) e quelle delle mostre temporanee organizzate in collaborazione con il Louvre di Parigi, da En Plein Air fino a metà agosto, a Picasso, Matisse, Braque, Léger in programma a partire da settembre.

Questo nuovo polo culturale nella cornice verde smeraldo di un parco ricamato dai roseti, si aggiunge alla ricca offerta culturale della città. Luoghi carichi di storia come il Musée de la Vie Wallone, dedicato alla regione, o come il Grand Curtius con la sua straordinaria raccolta d'arte ospitata in un mosaico di edifici collegati fra loro da giardini e passaggi hi-tech.

Lì accanto va in scena la Liegi romantica, con le case medievali a graticcio, i vicoli lastricati che conducono a cortili segreti, il Palazzo dei Principi-Vescovi di epoca rinascimentale, la Cattedrale gotica, l'Opéra Royal e il Théâtre de Liège che ospita al primo piano il ristorante Le Balcon de l'Émulation.

Affascinante la Cité Miroir, l'ex piscina degli anni Trenta riconvertita in centro per mostre e concerti, ma la visita alla città non può concludersi senza una tappa ai luoghi-simbolo di un'altra forma d'arte: la birreria artigianale Curtius, il ristorante di cucina regionale As Ouhès in place du Marché e la cioccolateria Galler, con le sue deliziose gaufres al cioccolato.

Tanto poi si smaltisce con i 374 gradini della Montagne de Bueren, la scalinata ottocentesca che collega il cuore storico di Liegi con la cittadella. Vista impagabile e un ottimo esercizio fisico a prova di birra e bon bon al cacao.

Informazioni e consigli su: www.belgioturismo.it e www.visitezliege.be .

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