È stato il Festival della musica, così come ha fortemente voluto Claudio Baglioni, direttore artistico e presentatore (poco presente) di questa 68esima edizione di Sanremo. Anzi, per essere più precisi è stato il Festival della sua musica, considerando che, in queste cinque serate sanremesi, ha cantato, da solo o in duetti più o meno riusciti, buona parte del suo repertorio. E con grande gioia del pubblico presente all'Ariston e incollato ai teleschermi del salotto di casa. Con grande gioia perché Claudio Baglioni è una gloria nazionale, un monumento della musica italiana, le cui canzoni si tramandano di padre in figlio, perché non c'è stata serata in spiaggia con una chitarra in cui non si è cantato Piccolo grande amore, perché sono le canzoni che le nostre mamme ci cantavano.
Ma al di là degli indiscussi meriti di Baglioni, di Michelle Hunziker, grande mattatrice di questo Sanremo oltre che disinvolta padrona del palcoscenico, e dell'eccellente Pierfrancesco Favino che abbiamo scoperto in una veste totalmente inedita, che ci è piaciuta tanto quanto quella di attore, siamo qui per parlare di moda. E, ahinoi, non possiamo dire di essere altrettanto entusiasti. Di un Sanremo smaccatamente dominato dalla componente maschile - sia per quanto riguarda gli artisti in gara che per ciò che concerne i presentatori – quello che ricorderemo non saranno certamente gli abiti che abbiamo visto sfoggiare sul palco dell'Ariston. O forse sì.
Perché questa edizione 2018 è stato il Festival delle giacche brutte, o delle ugly jacket per dirla con un inglesismo molto caro alla moda. Come se gli uomini avessero paura di risultare troppo ovvi, banali e scontati con indosso un'impeccabile abito sartoriale. Per questo si sono lanciati in mal riusciti virtuosismi stilistici, fatti di giacche di pelle, ultimo rigurgito di un adolescenza punk, o tempestate da cristalli e Swarovski, come quelle esibite da cabarettisti di pessimi teatri di avanspettacolo, in tessuti broccati che nemmeno Andrea Sperelli, protagonista de Il Piacere di D'Annunzio, o laminati oro e argento, specchiati come gli involucri dei cioccolatini.
Per cui, bocciamo senza nessuna possibilità di recupero: i Pooh (tutti e tre, anche si sono presentati sul palco in ordine sparso), Gianni Morandi, Mario Biondi (che ha dato il suo meglio la quarta serata, quella dei duetti, in cui ha indossato una felpa con zip e cappuccio letteralmente tempestata da glitter), il duo Meta-Moro, Max Gazzè, Stash dei The Kolor (vestito da Capitan Harlock in persona), giusto per fare alcuni nomi. Ma la lista sarebbe molto molto più nutrita. Tra le donne bocciata Annalisa, terza classificata dopo Meta – Moro e Stato sociale, bella come il sole, che non ha mai lesinato, sfoggiando look eccessivi, opulenti, pretenziosi, che mixavano generi e ispirazioni. Quando a scuola si insegnava la lezione sul “less is more” di Chanel, lei doveva essere assente.
Rimandata a settembre Nina Zilli, che ha cominciato molto bene il suo Festival, indossando il primo giorno un abito bianco, molto strutturato, con corpino aderente, scollo a cuore e super gonna vaporosa, e il secondo un abito nero, senza spalline, illuminato da applicazioni floreali in jaiss e cristalli, e si è persa cammin facendo. Rimandata a settembre anche Noemi che un giorno ci azzeccava, l'altro no. Bocciati la tuta con bustino e l'abito in pizzo con giacca sopra, decisamente promossi l'abito nero damascato con profonda scollatura a V (che ha stuzzicato la fantasia del pubblico e scatenato i maligni che si sono affrettati a mettere a paragone il suo décolleté con quello della Hunziker), e quello indossato l'ultima sera, sempre nero con maniche in leggerissimo pizzo tono su tono.
Passa con buoni voti - ma non magna cum laude - la bellissima Michelle Hunziker che riesce a portare a casa una meritata promozione per gli straordinari abiti indossati durante la prima, la seconda e l'ultima serata di questo Festival. Creazioni di un'eleganza sofisticata, in cui hanno dominato ora il nero, l'argento e l'oro - illuminati da ricami, leggeri o più importanti, di glitter, paillettes, jaiss e cristalli -, ora il colore e le silhouette fluide, che assecondavano le forme. Per quanto riguarda l'abito bouquet indossato la quarta sera niente da dire, solo una donna ironica come lei poteva indossarlo senza sembrare ridicola.
Per tutti questi motivi, le perdoniamo lo scivolone (e perché sappiamo che è stato fatto per amore del marito Tomaso Trussardi) della terza puntata, in cui, acconciata come Bette Davis, ha sfoggiato creazioni che sembravano uscite da una qualche telenovela argentina. Tutti ad eccezione dell'abito blu con corpetto ballerino che ha più volte rischiato di mostrare le sue grazie.
Promossa, e questa volta con lode, quel genio di Ornella Vanoni che, indiscussa e raffinata artista che ad 83 anni riesce ancora ad emozionare con la sua splendida voce, ha ben pensato di fregarsene dei look e di indossare per quattro sere consecutive lo stesso abito, diverso solo nei materiali e nei colori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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