Liguria, la casta rossa tra società e consulenze Il Pdl: "Troppe spese"

La proposta del Pdl contro le società partecipate della Regione: una legge per tagliare i "poltronifici" con cui la casta si assicura il posto fisso

Liguria, la casta rossa 
tra società e consulenze 
Il Pdl: "Troppe spese"

Com’è il ritornello? Ah, già: il governo toglie i soldi per l’asilo, per la mensa, per il «sociale». Sociale, sociale, sociale. La parola gonfia bene le bocche dei politici locali che piangono per il giro di vite della manovra. E infatti la riduzione dei finanziamenti andrà a tagliare proprio i servizi ai cittadini. Ma solo perché così decidono gli enti locali. Solo perché così non tagliano i poltronifici e gli stipendifici che garantiscono posti di sottogoverno. Quelli non si toccano. E la Regione Liguria non fa eccezione. Di società partecipate, in un gioco di scatole cinesi mangiasoldi, ne ha a decine. Società inutili e costose. Ma che nessuno tocca. Ci prova ora il Pdl, con un disegno di legge regionale, che non vuole solo disporre l’uscita della Regione dalle troppe partecipazioni, ma anzi intende dettare regole chiare per il futuro, impedendo per legge che si ricominci subito con questo circolo vizioso.

Il capogruppo Matteo Rosso chiarisce subito che alcune società devono continuare a esistere. Ma non anche quelle che si possono tagliare. La proposta di legge non è solo una mossa politica, ma è stata elaborata da un professionista del settore, dall’avvocato Silvio Boccalatte. «Questo sistema di società partecipate serve solo alla gestione del potere, ma ora la politica deve dimo­strare di voler ridurre i costi, specie quelli che non pro­ducono beneficio alla collettività - attacca duramente Rosso-Filse, tanto per fare un esempio, è indispensabi­le. Ma non è indispensabile che a sua volta abbia quote in ben 32 società, molte delle quali sono anche doppio­ni e non servono». E queste società, quasi tutte con forti passivi di bilancio, chiedono alla fine di ogni anno la co­pertura dei debiti da parte dei soci. In ultima analisi, dal­la Regione. La legge sostanzialmente intende imporre all’ente di piazza De Ferrari un percorso per smetterla di mettere sempre mano al portafoglio. «Si mettono sul mercato le quote di queste società- spiega l’avvocato Boccalatte­e si vede quali sono produttive, quali interessano. Quel­le che restano, se non hanno motivazioni strategiche particolari, devono far riflettere. Non potendole chiu­dere di punto in bianco anche per motivi occupaziona­li, verranno tenute sotto controllo. Sarà vietato per leg­ge, ad esempio, ripianare i loro deficit». Questo perché, in buona sostanza, ormai queste società sono diventa­te il modo più semplice per aggirare il blocco delle as­sunzioni imposte al settore pubblico. Ne sono convinti i consiglieri regionali Pdl, tra i quali anche due ex sinda­ci come Roberto Bagnasco e Gino Garibaldi, decisi a non lasciare che il carrozzone della politica continui ad autoalimentarsi mentre chiede sacrifici alla gente Matteo Rosso porta esempi e cifre.

Pesca tra le delibe­re più recenti della Regione e sottopone certe «spese» all’attenzione di chi dall’esterno non sa dove vanno a fi­nire i soldi. L’agenzia «Liguria Lavoro», finisce subito nelmirino. «Nel 2010 la Regione ci ha messo 811.610 eu­ro - fa notare il capogruppo - Nel 2011, solo per i primi sei mesi, siamo già a 2.012.750. Ma il problema è cosa fa Liguria Lavoro. Intanto opera in un ambito in cui le competenze dovrebbero essere già della Provincia. E poi ottiene magari 499mila euro per un “progetto di pro­secuzione delle attività istituzionali di comunicazione a stampa”. Oppure 605mila euro per “Attività integrati­ve di assistenza tecnica alle strutture regionali”. Ecco dove vanno a finire i soldi». Gli esempi sono infiniti. Are e Arred sono due società che hanno più o meno lo stesso scopo, una legge recen­te ha deciso di accorparle, ma continuano a esistere. La stessa Filse ha appena acquisito quote della moribon­da Acam per 5 milioni di euro. Spedia Spa si ramifica in altre 5 o 6 sotto società. «E che dire di Genova Sviluppo? - interviene Gino Morgillo- Con la nascita di Infrastru­t­ture Liguria la Regione sarebbe dovuta uscire da quella società. Invece c’è ancora. Perché? Perché SviluppoGe­nova lavora in regime di monopolio su Cornigliano e a Cornigliano c’è ancora polpa. E soprattutto perché il Comune dovrebbe semmai prendersi le quote di que­sta società ma si guarda bene dal farlo. Così continuia­mo a pagare gli stipendi di amministratori e consiglie­ri ».

Stop quindi alle spese di sottogoverno,ai posti dati«a chi viene trombato in politica» (l’espressione è degli stessi consiglieri regionali). E quello che si riesce a ri­sparmiare- tanto ma ancora impossibile da quantifica­re dovrebbe costituire un fondo per abbassare le tasse ai liguri. Scommettiamo che la proposta del Pdl non passerà

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