La Liguria non è feudo di sinistra

Gli eletti in Forza Italia non dovranno mai dimenticare gli oltre 9 milioni di amici straordinari che hanno scelto di farci tornare a crescere in tutto il Paese. Non dovranno mai dimenticare quei tanti liguri che, sfidando il clima «politicamente corretto», hanno dimostrato che sono molti gli abitanti di questa splendida regione che non si rassegnano ad essere identificati come un feudo della sinistra. Dovremo sempre tenere a mente il sacrificio con cui hanno continuato a sostenerci in un contesto di continue aggressioni, fisiche e verbali, e di persistente delegittimazione morale delle ragioni dei moderati. Aver presente la loro dedizione ci sarà indispensabile per vivere il nostro mandato con grande tensione ideale ed attenzione al bene comune.
Le urne hanno fatto emergere una profonda divisione politica nel nostro paese. Una divisione così netta da suggerire una sola cosa: dobbiamo tenere conto gli uni degli altri. Dobbiamo dialogare, non per cercare compromessi di potere, ma per aiutarci a far venir fuori soluzioni ai problemi del paese. Sintetizzando il pensiero di De Gasperi e Don Sturzo, dobbiamo privilegiare il dialogo, senza però mai abbandonare i principi che stanno alla base del nostro impegno politico. Un dialogo a cui purtroppo la compagine dell'Unione, ormai in mano ad una sinistra massimalista, sembra che non voglia dare spazio. Un esempio di questo clima estremista è stato ben evidenziato da Il Giornale di martedì scorso dove segnalava il disegno di legge regionale inierente «specifiche politiche del lavoro per transessuali e transgender» e «l'adozione di modalità linguistiche e comportamentali rispettose nei confronti di ogni orientamento sessuale».

Genova e la Liguria, come tutto il paese, hanno bisogno di crescere ed il dialogo fra i moderati è l'unica via con cui la politica potrà ancora servire il popolo e l'interesse nazionale.
*vice pres. Parlamento Europeo (Fi)

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