L'inimitabile banalità di Carlo Conti

Carlo Conti è un autentico fenomeno: ha un aspetto rassicurante, ricorda quello di un gasista, l'addetto al controllo dei contatori del metano

L'inimitabile banalità di Carlo Conti

Ho letto da qualche parte che Maria De Filippi e Carlo Conti sono stati giudicati i migliori personaggi televisivi dell'anno. Quale anno? Non lo so e non mi interessa di saperlo. Di Maria De Filippi in questa rubrica settimanale abbiamo già parlato, riconoscendole il merito di aver trasformato le miserie umane spiattellate in pubblico in videospettacoli di successo. Non è facile riciclare la spazzatura e maneggiarla in modo tale da renderla un prodotto di alto gradimento.

Pertanto ci sembra normale e diremmo doveroso che la signora De Filippi in Costanzo (show) abbia ricevuto una patacca che la distingua dalle colleghe impegnate a intrattenere la massa dei teleutenti. Si è creata un genere su cui, erroneamente, nessuno avrebbe scommesso un euro bucato. Non rimane che lodarla, sia pure con una riserva: è brava lei o sono cretini coloro che la seguono puntualmente? Forse entrambe le cose.

Quanto a Carlo Conti, siamo di fronte a un autentico fenomeno. Il conduttore ha un aspetto rassicurante, ricorda quello di un gasista, l'addetto al controllo dei contatori del metano: compìto, educato, abbigliato in modo corretto (tipo manichino con abiti confezionati a prezzo di realizzo), non dice una parola più del necessario né una di meno, il suo linguaggio è scarno e preciso, identico a quello dell'agente delle pompe funebri descritto da Achille Campanile nel suo più esilarante romanzo: Il povero Piero (la cui lettura a tutti consiglio).

Egli presenta ogni sera su Raiuno un gioco dal titolo L'eredità con uno stile talmente corrivo (nel senso di condiscendente) da rasentare il banale, quindi inimitabile. E in effetti mai nessuno a memoria d'uomo si è mai avventurato in una caricatura del soggetto in esame. Il motivo è quello cui abbiamo accennato, probabilmente. Conti non ha un segno particolare né una caratteristica fisica che si presti a canzonarlo. È una persona raccomandabile cui affideresti volentieri il cane per i suoi bisognini. Per questo piace a tutti, anche a noi che abbiamo fama di avere gusti difficili. Carlo ha un altro pregio: non cambia mai espressione. Sia che dica agli ospiti che sono stati eliminati, sia che hanno vinto un monte di denaro non muta tono di voce. Si capisce lontano un chilometro che di ciò che sta affermando non gli frega nulla: i trionfi e i tonfi dei concorrenti lo lasciano indifferente. È la sua forza.

Egli più che il conduttore è un elemento d'arredamento dello studio: fa parte della scenografia e degli attrezzi indispensabili per la messa in onda, equiparato a una telecamera. Non si può certo dire che non sia integrato nel programma da lui diretto con indubbio garbo. Il telequiz è quanto di più idiota, perciò appassionante. Compaiono sul piccolo schermo delle parole, cinque o sei, non rammento, delle quali il concorrente deve trovare un altro vocabolo che funga da comune denominatore. Chi indovina, incassa: se sbaglia va a casa a mani vuote.

La fase finale della competizione vede Conti impegnato a rendere verosimile qualsiasi cazzata inventata dagli autori della trasmissione per tenere desta l'attenzione del

popolo. Ma il massimo, il bravo conduttore lo ha dato al Festival di Sanremo. Ha fornito una prova di resistenza fisica notevole. Ormai è pronto per le Olimpiadi. Riuscirebbe a rendere sopportabile anche il sollevamento pesi.

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