Il progetto di dedicare una via a Milano a Bettino Craxi è stato criticato da Antonio Di Pietro e da Marco Travaglio con il loro solito frasario. E sin qui niente di nuovo. Ma molti altri che, per riconoscenza, potrebbero intervenire a favore sono rimasti in silenzio, se ne lavano le mani come Ponzio Pilato. E questo silenzio fa molto più rumore delle scontate frasi contrarie dei giustizialisti.
Avrebbero potuto esprimersi a favore di questa strada almeno quattro categorie di persone dabbene che sino ad ora non lo hanno fatto e che dovrebbero, invece, ricordare che cosa ha fatto Bettino Craxi per la loro causa. Si tratta degli europeisti, dei ferventi cattolici, degli imprenditori e dei sindacati liberi dei lavoratori, degli ambientalisti.
Comincio dai primi, perché ciò riguarda più direttamente la città di Milano, ove nel Consiglio europeo del giugno 1985, presieduto dal presidente del Consiglio Bettino Craxi, venne decise con votazione a maggioranza (sette voti favorevoli e tre contrari) - procedura eccezionale per tale istituzione - di convocare la Conferenza intergovernativa avente per oggetto i poteri delle istituzioni l’attribuzione alla Comunità di nuovi settori d’attività e l’instaurazione di un autentico mercato interno. Ne è scaturito l’Atto unico europeo firmato da tutti gli Stati membri nel 1986 ed entrato in vigore nel 1987 che, come si legge nei testi di storia, costituisce la prima sostanziale modifica del trattato di Roma. Esso stabilisce di realizzare il grande mercato unico europeo, con la caduta delle barriere doganali fra gli stati membri, entro il 1° gennaio 1993, di accrescere il ruolo del Parlamento europeo e la capacità decisionale del Consiglio europeo mediante la regola delle delibere a maggioranza qualificata anziché all’unanimità. Questa vale per le modifiche della tariffa doganale europea, la libera prestazione di servizi, la libera circolazione di capitali, la politica comune dei trasporti marittimi e aerei.
Alla Comunità europea sono state assegnate cinque nuove competenze: mercato interno comune, politica sociale, coesione economica e sociale, ricerca e sviluppo tecnologico e ambiente. Fu Craxi, il decisionista, che, nel vertice di Milano, imponendo l’eccezionale procedura del voto a maggioranza, con cui venne superata l’opposizione di Margaret Thatcher, fece passare la proposta dell’Atto unico che ha cambiato completamente la Comunità europea facendola diventare Unione e aprendo la strada alla tappa finale del Trattato di Maastricht sull’Unione monetaria e le nuove regole fiscali. È questo sì o no un fatto storico, avvenuto a Milano, il cui protagonista, questa città dovrebbe orgogliosamente ricordare?
E ora, quello che Craxi ha fatto per il rapporto fra Chiesa cattolica e stato con la revisione del Concordato del 1984. È un altro evento storico perché la Chiesa cattolica da allora è finanziata con l’8 per mille del gettito dell’Irpef, la nomina dei vescovi non richiede più l’approvazione del governo italiano e il matrimonio cattolico può essere immediatamente trascritto diventando anche tale per il nostro diritto civile.
Per gli imprenditori e i sindacati liberi dei lavoratori, oltre all’apertura ai mercati, attuata con l’Atto unico, ricordo il taglio della scala mobile nel febbraio del 1984 con cui fu sconfitta l’inflazione, la politica di Craxi per l’aumento dell’occupazione e per il made in Italy.
Infine, temo che anche gli ambientalisti e i tutori dei beni culturali abbiano la memoria molto corta (quando loro piace) e non ricordino che fu Craxi a istituire con la legge 8 luglio 1986 il ministero dell’Ambiente, che prima in Italia non esisteva e che ebbe il compito di assicurare la promozione, la conservazione e il recupero delle condizioni ambientali conformi agli interessi fondamentali della collettività e alla qualità della vita, nonché la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale e la difesa delle risorse naturali dall’inquinamento.
Ovviamente tralascio gli amici di Aldo Moro, di cui Craxi cercò di salvare la vita, quando era prigioniero delle Brigate rosse, nel covo di via Fani a Roma e gli ex comunisti a cui Craxi consentì nel settembre del 1992 di entrare nell’Internazionale socialista. I primi forse non ci sono più, posto che ci siano stati. Quanto ai secondi la gratitudine non pare sia una moneta fra di loro molto diffusa.
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